di Giattini Alberto

Le destinazioni

Pensando all'America diventa inevitabile pensare a New York. Era là che arrivavano le navi ed era là che sbarcavano i nostri compaesani, ad Ellis Island appunto ai piedi della Statua della Libertà. Lì venivano controllati, registrati e se non c'era un medico a bordo della nave, visitati prima di farli ripartire per le loro destinazioni. Perché in effetti nessuno poteva sbarcare se non era prima chiaro che cosa fosse venuto a fare e dove doveva andare.
Attualmente ad Ellis Island c'è un muro che riporta gran parte dei nomi degli immigranti sbarcati tra il 1876 ed il 1925. Per i nostri concittadini New York doveva rappresentare qualcosa di maestoso, già da allora. Ricordava Elisa Cingolani, emigrata nel 1921, parlando della statua della libertà: "Solo nella testa potevano entrare almeno 100 persone". Pochi però si fermarono nella Grande Mela. La maggior parte dei portorecanatesi si trasferirono a Plymouth nel Massachusetts circa 100 km più a nord. Plymouth attualmente conta circa 40.000 abitanti, si trova lungo la costa e fa parte delle mete turi-stiche dei bostoniani, che in estate si distribuiscono lungo tutto quel tratto di costa, che comprende la grande penisola di Cape Cod, dove morì l'ultimo rampollo dei Kennedy nel 1999, con il suo aereo.
Una frase che ricorre spesso nei souvenir di Plymouth recita "ll paese natale dell'America".
In realtà a Plymouth sbarcarono i primi pellegrini inglesi, nel 1620, che diedero vita al primo insediamento fisso e duraturo da cui nacque la moderna civiltà americana.
Prima di quel periodo tutti gli equipaggi erano tornati indietro o perirono anche a causa degli indiani. Fu quella comunità che diede vita alla più famosa ed importante festa americana "II Giorno del Ringraziamento" quando nel novembre del 1621 festeggiarono il primo anno di insediamento, limite mai raggiunto prima.
I nostri compaesani quindi si insediarono nella più famosa e prestigiosa cittadina dell'intera America. Il perché non si sa, probabilmente c'era la possibilità di ricostruire un pò di aria di casa, più che nelle Little Italy delle grandi città.
Allora Plymouth "...sembrava Porto Recanati, con il mare, gli scogli, i cucali, i pescatori e tanta gente che fadigava..." così la ricordava Paolo (Paul) Cingolani che la vide nel 1911 dopo che a 17 anni si era imbarcato alla ricerca di una vita migliore.
Lui aveva una famiglia di conoscenti a cui appoggiarsi, i Capannari di cui sposò la figlia, Maria, da cui nacquero Mary, Wilbert, Robert e William tutti ancora viventi e James morto due anni fa.
Robert Cingolani, che ricorda pochissime parole di italiano:"quando ero bambino gli italiani a Plymouth erano la prevalenza, di questi la maggior parte erano di Porto Recanati".
Attualmente alcuni dei cognomi a noi noti sono rimasti a Plymouth e dintorni, ma il costume americano di studiare a migliaia di chilometri da dove si è nati, di sposarsi con una persona che viene da tutt'altra parte degli States ed andare a vivere ancora da un'altra parte ha fatto sì che la maggior parte si sono dispersi rendendo molto difficile la ricerca.
Grazie al già citato sito Ellis Island si hanno notizie di coloro che sono sbarcati a New York (la quasi totalità), di questi solo due o tre hanno preso strade diverse dall'America's Hometown (Plymouth).

I portorecanatesi quindi contribuirono alla crescita economica e sociale di quella zona dell'America, conosciuta come New England, ad alta incidenza di presenza Europea (soprattutto italiani, inglesi, irlandesi e portoghesi) tenendo alto il nome del paese di origine e cercando di migliorare, attraverso le generazioni successive, le posizioni guadagnate a prezzo di grossi sacrifici. L'integrazione fu facile, soprattutto per la gran voglia di lavorare, nonostante la barriera linguistica di non semplice soluzione.
Loro la impararono ad orecchio, ma ci tenevano che i figli frequentassero le migliori scuole. Ricordo la difficoltà di uno di loro, quando tornato a Porto Recanati per qualche settimana, faceva fatica a scrivere una lettera in inglese alla propria figlia.


Il fenomeno dell'emigrazione nelle Marche. - di Alberto Giattini