L'unico punto bianco nel cielo
di Erika Probibaj - classe 5/C - (Sez. A)


RACCONTO PREMIATO con la seguente motivazione:
L’argomento proposto è stato sviluppato in modo chiaro e coerente; lo svolgimento presenta idee personali ben articolate e logiche. L’uso della lingua italiana è corretto nell’applicazione di lessico, ortografia e sintassi.

Sembrava fermo, ma metteva tutta la sua forza per risalire controvento. Stavo leggendo un libro in spiaggia, ma ogni minuto alzavo gli occhi dalle pagine per guardare quel gabbiano che se stava lì, sospeso a mezz’aria e non si muoveva nemmeno di un millimetro. Così mi sono avvicinata alla riva del mare per osservarlo meglio: sembrava che qualcuno dall’alto lo tenesse con un filo, come se fosse una marionetta.

Ad un certo punto si è voltato verso di me, poi ha cominciato a volare scendendo lentamente e si è fermato sulla spiaggia.
-Cosa c’è? Perché mi stai fissando? - mi ha chiesto.
Pensavo di sognare, invece era tutto reale: quel gabbiano mi stava parlando!
-Non devi avere paura, io sono un gabbiano buono che non fa male a nessuno, sono solo curioso di sapere perché mi guardi. – mi ha rassicurato.
-Ti guardo perché sei l’unico punto bianco nel cielo! Provi a volare nonostante il vento! - gli ho detto.
-È la vita che ho scelto in tutta libertà: voglio raggiungere la perfezione volando come nessuno ha mai fatto prima! - poi ha continuato - In questi giorni però sono molto triste perché mi hanno cacciato dallo stormo e ora sono solo!

Mentre parlava ho visto che piccole lacrime bagnavano le sue penne. Ho provato molta pena per lui, così gli ho asciugato gli occhi e l’ho abbracciato, prima che riprendesse il suo racconto:
-Sono stato cacciato perché dicono che sono diverso da loro: invece di cercare i pesci, non faccio altro che volare per migliorarmi!
-Ma non puoi comportarti come loro? - chiesi.
-Aggrappati a me! – mi ha detto- Ti porto dai miei amici, così capirai! Il mio stormo sta proprio oltre il Monte Conero, in quella che tutti chiamano la “Spiaggia dei gabbiani”.

Ho fatto come mi ha detto: mi sono aggrappato a lui e abbiamo iniziato a volare sempre più in alto. Sotto di me c’erano persone, macchine e navi piccolissime, io però non avevo paura perché mi fidavo ciecamente del mio amico ed ero sicura che non mi avrebbe fatto cadere. Arrivammo alla spiaggia che stranamente era deserta.
All’improvviso, delle urla fortissime attirarono la nostra attenzione. In mezzo al mare c’era una nuvola bianca formata da centinaia di gabbiani che volavano sopra una barca di pescatori. Non era proprio un bello spettacolo: stavano urlando e si beccavano tra loro per qualche pezzo di pesce.
-Io non voglio essere come loro che nella vita si accontentano solo di cercare il cibo. Questo tipo di vita non fa per me. Io voglio volare, scoprire posti nuovi ed essere libero! - mi spiegò allora il gabbiano.

Prima che potessi parlare, è arrivata un’enorme nuvola che ci ha portato ancora più in alto nel cielo. Siamo arrivati in un luogo meraviglioso: volavamo in un cielo di smeraldo e sotto di noi c’erano nuvole di ogni forma e colore. Il gabbiano mi disse:
- Qui mi alleno ogni giorno. Non importa se c’è il sole, se piove o se c’è il vento. Io mi esercito per realizzare il mio sogno!

Forse cominciavo a capire: per raggiungere i propri obiettivi bisogna metterci impegno, passione e amore, come faceva il mio amico. Vale anche per me: se voglio migliorare e avere buoni risultati a scuola, devo impegnarmi senza mai arrendermi.
Poi il gabbiano mi ha riportato sulla terraferma e ci siamo salutati.
Da quel giorno, dopo la scuola vado sempre sulla spiaggia: il mio amico mi mostra i suoi miglioramenti e io gli spiego quello che ho imparato a scuola.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Erika Probibaj.
a cura di: www.portorecanatesi.it