Strada.

(27 settembre 1979)
Tratta da: "Frammenti di un'esperienza
Edizioni Cappelletti 1980

Passeggio ora per queste vie,
fra questa gente che m'ha visto nascere e crescere.
Cammino fischiettando, corro cantando
e rido di chi mi guarda in maniera strana,
di chi vorrebbe ricordarmi del ruolo che la società m'ha dato,
della dignità della persona e del comune buon senso.

Guardo queste facce stralunate che mi vogliono stupido
o incosciente o addirittura saggio
e penso che è bello sentirsi se stessi,
liberi di andare per la voglia di ricercare
senza lasciarsi accalappiare dal primo,
strano, dolce, affabile, soffio di vento.

Non posso più assaporare il profumo dei suoi capelli,
non posso più baciare la bocca della mia donna;
lei è volata via come il vento, e avrei voluto seguirla.
Anch'io ho sognato una casa,
un letto caldo la sera e uno studiotutto per me
e «bourgnignone» e feste con gli amici.

Ho lasciato dietro di me la «chiesa»
con tutto quello che d'allettante m'offriva
e anche il vecchio caro sacerdote non mi saluta più per la strada;
provo quasi paura, rimorso per le scelte fatte,
per i bei canti alla messa, per il «vogliamoci tutti bene»,
per le discussioni e le veglie notturne.

Passeggio per queste strade così strette,
così troppo conosciute e percorse e consumate sotto i miei piedi
e penso d'esser Napoleone a S. Elena
e cerco chi, come me vorrebbe salpare da porto Palos.
I nostri occhi sono rossi e coloriti sotto l'effetto del vino
e in quel momento siamo felici.

Volti a me cari, domani quando i fumi dell'alcool ci avranno lasciato,
avremo la realtà di fronte
e allora ognuno percorrerà la sua strada
con la Speranza nel cuore.
I figli del domani, parte di noi stessi,
non avranno paura per la libertà.


MI CHIAMO ENRICO - Le poesie di Enrico Traversa