La storia:
Sant’Andrea, figlio di Giona, nacque in Betsaida. Da giovane fu discepolo di Giovanni Battista.
Fratello di San Pietro, era pescatore a Cafarnao e gettava ogni giorno le sue reti da pesca nelle acque che bagnano la riva nord occidentale del lago di Tiberiade.
Conobbe il martirio della croce; venne infatti crocifisso su un legno formato da due bracci uguali posti ad X, detta appunto da allora la croce di Sant’Andrea.
È il patrono
dei pescatori della Scozia della città inglese di Edimburgo di Bordeaux in Francia di Amalfi e di tante città marinare.
A Portorecanati
È il patrono degli «sciabbegotti» e la devozione a questo santo risale a tempi antichissimi, certamente strettamente legata a quella del suo maestro
San Giovanni Battista, patrono della città.
Il documento:
Nell’attuale chiesetta del Suffragio c’è un dipinto attribuito al Maratta (1625-1713) che raffigura la Madonna Addolorata che riceve il conforto di Sant’Andrea
e San Francesco di Paola. Il primo, prostrato ai suoi piedi, tiene in mano un pesce, una «mugella» denominazione dialettale del cefalo.
Questo pesce viene comunemente pescato dalle sciabiche e forse da ciò deriva la scelta dei nostri sciabigotti di porsi sotto la protezione di Sant’Andrea.
Il quadro che apparteneva alla chiesetta del Castello Svevo fu trasferito nell'attuale dimora nel 1829 data della demolizione della chiesetta stessa.
La tradizione:
Le donne degli «sciabbegotti» erano solite recarsi a pregare, ogni pomeriggio alle 15 in questo luogo poi si portavano sulla spiaggia per aiutare
ed assistere i loro mariti. Per un lungo periodo questa chiesa venne sconsacrata ed adibita a granaio ma le nostre donne continuavano ugualmente a sostare
fuori in preghiera.
La festa:
Ogni anno, il 30 di novembre gli sciabigotti celebravano la festa del loro patrono con una cena collettiva a base di stoccafisso con abbondanti libagioni,
canti, stornellate e ballo finale, con accompagnamento di organetto.
L’impegno sociale
In occasione di questa data la ciurma di ogni «sciabbega» veniva sciolta ed ogni componente era lasciato libero di andarsene in altri clan.
Nella ricorrenza della festa di San Giuseppe, il 19 marzo di ogni anno, il passaggio veniva ufficializzato prendendo atto della nuova costituzione di ogni singola ciurma.