Considerazioni sulla recensione

"L'Imperialismo dei diritti umani"

di Aurelio BUFALARI

 

Io non ho letto il libro di Antonio Gambino, ma evidentemente Donato Caporalini pensa che tutti lo abbiano letto, dal momento che ne porta in recensione solo due o tre punti nemmeno troppo esplicativi. Anzi, no! Un punto è chiaro e definitivo, che gli Americani hanno inventato l’imperialismo dei diritti per fare il loro comodo in tutto il mondo. Il problema è di sapere se quel “comodo” è anche il nostro comodo, in quanto Italiani ed Europei. Probabilmente la risposta sarà: no!

E qui si chiude l’eventuale –  potenziale – polemica, non voluta e non cercata.

Mi permetto comunque una piccola considerazione ad alta voce: Immanuel Kant – testa all’ammasso? – era un “amerikano”. Come negarlo dal momento che andava sognando una repubblica federativa mondiale.

E come negarlo dal momento che osò affermare che ad un certo punto della storia umana nessun sopruso, perpetrato a danno dei diritti fondamentali dell’uomo, attuato in un qualsiasi punto della terra, avrebbe mai più lasciato nell’indifferenza gli abitanti responsabili del resto del mondo. Karl Marx – testa all’ammasso? –  voleva addirittura esportare i diritti materiali. Marx era un hegeliano e sapeva bene che per questo grande pensatore gli accidenti storici hanno poco valore: quel che conta è l’ Idea. Persino un grande padre della nostra cultura, Norberto Bobbio – testa all’ammasso? – da grande pacifista qual’è, si è convertito alla forza della ragione hegeliana: i diritti si affermano là dove è possibile e dove le condizioni storiche lo consentono – da quanto riferisce Donato, Gambino ha certamente letto il Bobbio dei diritti umani.

Che poi sia in Serbia o in Guatemala non fa differenza. Io personalmente sono contrario a tutti gli interventi fuori del territorio nazionale, ma per motivi che niente hanno a che vedere con l’indignazione morale. L’ONU stessa, a cui tutti ipocritamente si appellano, non è depositaria di un patto subiectionis tra gli Stati che consenta l’ingerenza umanitaria di cui evidentemente si sta parlando.

Ogni invasione di territorio è un atto di forza, giustificato solo dai rapporti di forza e da una certa razionalità politica, che dell’uso della forza è prima giustificatrice. A meno che non si intervenga per difendere la propria sicurezza concretamente minacciata. L’indignazione permanente è sintomo di bassezza morale – citazione – ed è anche ipocrita quando afferma di essere mossa dalla sofferenza altrui – carnalmente sentita – dal momento che un certo principio della scienza psicologica, quello di “località”, afferma che nessuno, che non abbia problemi nevrotici, può realmente essere mosso nei sentimenti da eventi che sono troppo lontani nello spazio o nel tempo.

Se poi dobbiamo dar credito alla kantiana astuzia della natura, dobbiamo accettare anche la guerra come metodo proporzionato di abbattimento delle violenze contro i naturali diritti dell’uomo, ammesso che ne esistano.

 

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