Immobile nel cielo
di Andrea Carlomè - classe 5/D - (Sez. A)


Sembrava fermo, invece metteva tutta la sua forza per risalire controvento.
Ero sul divano a vedere la TV. Dopo aver finito di guardare il mio programma preferito, ho cambiato canale: c’era un documentario sui gabbiani. All’inizio non mi interessava molto, ma quando hanno inquadrato lo stormo, quel gabbiano in particolare ha catturato la mia attenzione.
Guardavo gli altri: erano appollaiati sopra gli scogli, addormentati uno accanto all’altro, con la testa nascosta sotto l’ala; i grandi corpi ricoprivano le zampe. Solo lui rimaneva immobile nel cielo e sfidava il vento. Incuriosito, ho chiesto a mio padre:
- Perché quel gabbiano vola da solo e in modo così strano?
Mio padre si è avvicinato e mi ha spiegato:
- Forse vuole migliorare il suo volo, oppure vuole distinguersi dagli altri. Forse, volare non gli serve solo per procurarsi il cibo, gli serve anche per sentirsi libero: libero di volare il più in alto possibile, libero di conoscere il mondo senza seguire le regole dello stormo, libero di essere un gabbiano: libero!

Mentre pensavo alle parole di mio padre, nel documentario vedevo che il gabbiano stava ancora provando a volare contro il vento che soffiava forte. Continuavo ad osservarlo perché mi piaceva la sua determinazione
Ad un certo punto, ha cercato di riunirsi allo stormo che era ancora lì, fermo sugli scogli, ma tutti lo hanno ignorato. Forse pensavano che si volesse mettere in mostra! Per me, invece quel gabbiano era semplicemente diverso dagli altri, perché aveva scelto di mettere tutta la sua forza per volare in alto.

Tutti possiamo volare in alto con la nostra volontà e il nostro impegno. Sono questi gli ingredienti giusti per raggiungere i nostri obiettivi. Quando ci prefissiamo una meta, non importa la fatica che si prova, conta ciò che riusciamo a fare e ad ottenere.
Strano! In quel momento mi sentivo libero anch’io. Riflettevo sulle parole di mio padre, mentre le immagini di quel mare profondo e del cielo infinito tenevano il mio sguardo incollato allo schermo.
Avevo capito cosa vuol dire essere liberi: essere se stessi.




Premio «Murè» Porto Recanati - Racconto di Andrea Carlomè.
a cura di: www.portorecanatesi.it