Riabilitiamo Moggi

| di Emilio Pierini| Inserito il 18/03/2010 | Stampa
Luciano Moggi ne ha combinate di tutti i colori. Nel calcio era (qualcuno sostiene che lo sia ancora) un vero e proprio boss. Nulla si poteva fare senza il suo consenso. Era come una piovra che teneva le proprie mani impastate in tutti i giri loschi connessi al mondo del pallone. Poi finì pesantemente coinvolto nell’inchiesta calciopoli. Tutta l’Italia tifoso/pallonara seppe inconfutabilmente che Big Luciano telefonava quotidianamente ai designatori arbitrali.
L’accoppiata Bergamo-Pairetto (i designatori arbitrali), insomma, pendeva dalle sue labbra. Se alla Juve, un determinato arbitro, concedeva un rigore dubbio contro, Moggi il Lunedì mattina telefonava a Pairetto e pretendeva la sospensione di quell’arbitro a tempo indeterminato. Insomma, non lo voleva più vedere arbitrare la sua squadra. Conseguentemente, le giacchette nere non gradite al Direttore Generale della Juventus, rischiavano, in caso di errore nel giudizio che potesse andare a discapito dei bianconeri, molti turni di sospensione. E, conseguentemente, la carriera arbitrale compromessa con l’annesso rilevantissimo danno economico personale.

Poi vennero fuori le intercettazioni. Tutta l’Italia capì come funzionava il sistema Moggi. Si riempirono i Matrix, i Porta a Porta, e gli Speciali dei Tg a parlare del “metodo Moggi”. Partirono i processi sportivi prima ancora di quelli penali, dove il noto dirigente deve rispondere al tribunale di Napoli di frode sportiva aggravata del reato di associazione per delinquere.
Tifosi e non, rimasero scandalizzati nell’ascoltare Moggi al telefono che dettava i sorteggi arbitrali. Generalmente finalizzati a proteggere o favorire la sua squadra. Fu definito il più grande scandalo del calcio italiano. Chi rappresentava il mondo arbitrale, o meglio, il giudice per antonomasia, era al soldo di una persona piuttosto losca. La temeva addirittura. Fino a dipendere psicologicamente e materialmente dalla stessa.

Quanto mi sembra attuale questa storia…
Portiamola al mondo dell’informazione. Traslochiamola alle abitudini del nostro Premier. Il nostro “amatissimo” Silvio Berlusconi. Cosa faceva il capo del Partito della Libertà (propria) ? Santoro, o la Dandini o Di Pietro, andavano in Tv a parlare male di lui ? E lui, non faceva come noi comuni mortali che prendiamo il telecomando e cambiamo canale quando qualcosa non ci piace. Lui alzava il telefono. E telefonava al vice presidente dell’Agenzia delle Comunicazioni, tale Giorgio Lainati, (i Pairetto e Pergamo del caso per capirci…) e con tono minaccioso lo invitava ad “Elaborare una strategia ed aprire il fuoco”.
Lo stesso Lainati, in una intercettazione, si apostrofa alla seguente maniera: “sono un soldato”. E come tale riceveva ordini dal Capo. I garanti dell’autonomia dell’informazione diventavano soldatini del grande Capo. Santoro, a sentire il premier, non doveva andare in onda. La Dandini se la doveva smettere di invitare ospiti che parlavano male del nostro presidente.
Di Pietro in televisione era impresentabile.
Questo diceva, o meglio ordinava, Silvio Berlusconi, presidente del nostro Consiglio dei Ministri, proprietario di Canale 5, Italia Uno e Rete Quattro e della Mondadori (con tutti i periodici annessi).
Lui agiva (e temo lo faccia ancora) sugli arbitri. Li minacciava. Perché gli arbitri dell’AGCOM, un po’ come Pairetto e Bergamo, percepiscono un lauto stipendio. E se sono indigesti al Capo quel lauto stipendio se lo sognano.

E questa ormai è l’Italia. Un paese troppo spesso da due pesi e due misure. Che criminalizza, a mio modo di vedere giustamente Moggi, ma di fronte ai paritetici comportamenti del Premier, anche tramite gli house organs Berlusconiani ( i mitici Libero ed il Giornale) si chiede ora: “dove è il reato penale ??”. Un po’ sulla falsariga dell’avvocato del premier, il famoso Nicolò Ghedini.
Come se occorresse un reato penale e tre gradi di giudizio che Lui eviterà grazie a qualche “Legittimo Impedimento” per sancire già da ora un comportamento eticamente pessimo del nostro capo del governo.

Moggi e Berlusconi. Una volta Berlusconi voleva Moggi al Milan…. Forse per studiare i suoi metodi di lavoro…..
Sul sito dell’AGCOM, se lo andate a visitare, in sede introduttiva trovate scritto questo:

“L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è un’autorità indipendente, istituita dalla Legge 249 del 31/07/1997. Indipendenza ed autonomia sono elementi costitutivi che caratterizzano l’attività e le deliberazioni. L’Agcom vigila affinché i diritti di tutti gli utenti siano pienamente rispettati”

Roba da far ridere perfino Moggi. Roba, visti i fatti recenti, da far indignare ogni italiano che riesca ancora ad avere un cervello non succube ai Tg di Minzolini.
Riabilitiamo Moggi. Ora. Anzi, chiediamogli scusa.

Emilio Pierini | Edit: 18/03/2010 | Stampa