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| di Aurelio Bufalari| Inserito il 17/03/2012 | Stampa
Da qualche tempo in qua alcuni amici mi informano – non so se perché mi vogliono bene o al contrario male, ma bisognerebbe leggere Kant in proposito – che di me si sta parlando in vari e diversi ambiti, per lo più o quasi esclusivamente per dire tutto il male possibile.
Proprio come dice Orazio nelle sue magistrali Satire: “… de te fabula narratur”, sul cui significato tornerò più tardi. Secondo i suddetti amici, di me si parla in forma anonima in alcuni blog locali e una sola volta anche con tanto di firma in calce.
Vengo così a sapere che un tizio, che a quanto pare sa scrivere anche il suo nome, pretenderebbe che io smentissi quanto ho scritto sul Corriere Adriatico a proposito di isole pedonali, riuscendogli difficile capire che nessuno può smentire se stesso anche essendo il più miserabile dei giornalisti.
La smentita compete semmai a chi si vede attribuire dichiarazioni mai fatte, il giornalista avendo l’obbligo di riprodurla con la stessa evidenza con la quale ha pubblicato la eventuale falsa dichiarazione.
Ma non è questo il caso, e comunque transeat, se si tratta di persone innocenti, non mai se si tratta di presuntuosi diversamente educati. E che dire di chi appunto crede di poter impunemente sproloquiare sulle persone nascondendosi dietro a un compiaciuto anonimato?
Una sola frase, che pochissimi hanno idee ma tutti vogliono esprimere opinioni. È l’arma che il malizioso mette in mano allo sprovveduto, che se è anche stupido procura più danni di un delinquente.

Ma a parte i blog, più volte sono stato attaccato anche sulle bacheche di alcuni partiti locali, ultimamente – roba di oggi – di nuovo su quella del Partito democratico. Il quale partito pensa di fare politica scagliandosi a testa bassa e a più riprese contro i giornali – non ricorda un po’ Berlusconi? – piuttosto che contro i dirimpettai della sponda opposta.
Non intendo però dare giudizi sulla prassi politica di questo partito, ma sul livello intellettuale di chi localmente ne gestisce i destini posso sempre dire qualcosa. Innanzitutto mettergli in testa che se si aspetta che un cronista assuma il ruolo di oppositore politico si sbaglia di grosso, vuoi perché non è autorizzato a farlo vuoi perché io stesso non ho nessuna voglia di cavare le castagne dal fuoco a politici che non sappiano interpretare efficacemente il proprio ruolo.
Francamente, non so chi firma i pezzi che di tanto in tanto appaiono sulla bacheca del Partito democratico, ma ci deve pur essere qualcuno che eserciti un controllo sulle sue pubblicazioni. Qualcuno che faccia presente che la politica non si fa contro i giornali; che sappia che quando nonostante tutto si decide di criticare un articolo di giornale deontologia vuole che l’articolo preso di petto debba apparire a fianco di quello che lo critica; che inviti chi scrive sulla bacheca di partito a dire la verità anche se si parla di un articolo di giornale; che strappi le vesti di dosso a chi, alla maniera di un volgare imbecille, parla del cane mentre si sta discutendo del gatto; che insomma dica che non è cosa quando c’è qualcuno che ripetutamente cade in errori che potrebbero compromettere l’immagine del partito.

Come si vede non parlo di malafede, ma sarei tentato di farlo quando mi trovo a leggere che in un mio articolo di qualche giorno fa avrei taroccato alcune dichiarazioni di Italia dei valori, come se questo partito non fosse in grado di provvedere da solo alla propria autodifesa.
E pensare che il comunicato di Idv è appeso lì di fianco alla bacheca del Pd. Il quale sì è il vero taroccatore, talmente confuso, oltretutto, da non capire che si tratta di un maschio nemmeno a coglioni visti.
De te fabula narratur, allora, che vuol dire che di te, che non ne sei al corrente, parlano le favole.
Le favole, appunto, ovvero roba per bambini.


Aurelio Bufalari | Edit: 06/03/2012 | Stampa