Da chi bisogna difendere la costa ?
C'era un paese salotto sul mare.

| di Antonio Monaldi | Inserito il 02/01/2011 | Stampa
Natale a spalare acqua e fango” – “chalet distrutti” – “mareggiata spazza la costa” “mareggiata semina il panico” – “danni anche alle infrastrutture” – “minacciata la ferrovia”- “urge un piano per la difesa della costa” – “erosione, emergenza totale” – “in pericolo non solo la spiaggia ma anche le strade”
Quelli sopra riportati sono solo alcuni titoli dei giornali di questi giorni. Somigliano però drammaticamente a quelli dello scorso anno. Solo per alcuni dettagli differiscono da quelli dei primi anni 2000.
La distruzione dello splendido lungomare di Porto Recanati, di cui alcuni hanno memoria e molti hanno visto le foto d’ epoca, risale al 1959. Occorre a mio parere riconoscere che il “paese” non si è sufficientemente interrogato sulle cause di quel disastro all’ epoca forse imprevedibile, Il futuro appare tragi-comico e la riflessione di fine anno 2010 esprime amarezza.
Quegli articoli di giornale, infatti, ponendo un problema reale sollecitano una domanda: Da chi bisogna difendere la costa?
Dall’ orco famelico (il mare Adriatico) o dagli errori compiuti nel governo del nostro tratto costiero?

Nell’ intervista del 30.12.2010 ad un giornale locale il nostro primo cittadino parla dell’ “Approdo nella zona del capannone Nervi” e “della difesa della costa” come priorità per il 2011.
Non desidero entrare nel merito delle singole opzioni ma, se proviamo a ragionare, il semplice parallelismo dovrebbe suscitare già qualche perplessità, soprattutto tra gli operatori.

La causa dei danni alla costa tra Porto Potenza e Porto Recanati sud (“natural village”, “tratta ferroviaria”, “zona regina”, “lido nazioni”) non dipende forse dalle difese a mare fatte negli anni ‘90 sullo sbocco del porticciolo turistico realizzato nella “zona Laghetti” di Porto Potenza Picena?
Ci siamo mai domandati noi “patrioti dell’ Italia di mezzo e dalla memoria corta” quanto la ferrovia era distante dal mare alla fine dell’ ‘800, quando fu progettata e realizzata?
Perché oggi siamo costretti a difenderci da quell’ orco famelico di cui i nostri avi avevano riverenza e da cui traevano fonte di guadagno e sostentamento?
Porto Recanati non era forse paese turistico (romani in primo luogo) già ai tempi del grande tenore Beniamino Gigli?
Siamo ormai coscienti che il mare, da queste nostre parti, si riprende nella pratica a “tramontana” quanto “l’ interesse” ha richiesto a “scirocco”?

Il problema si fa sempre più serio e la stessa domanda sorge spontanea:
Da chi bisogna difendere la costa? Dal mostro divoratore di spiagge (il mare Adriatico) o da chi ha permesso che si potesse costruire, persino, sopra la sabbia o i sassi di mare?
Il Comune, la Regione, gli onorevoli, gli altri amministratori, gli operatori balneari, la stampa, i giornali murali si occupano diffusamente di difesa della costa. Il pubblico ed il privato ben conditi insieme dall’ interesse generale (il turismo) e dalla necessità di finanziamenti (pubblici naturalmente) per rimediare ai danni e per la sopravvivenza … persino quella politica.
Si dibatte animatamente su chi abbia più meriti per i finanziamenti ottenuti (per il tramite della Regione).
Non sarà che tra i “benefattori” si celano anche coloro che, “naturalmente ignari del fenomeno erosivo”, possano aver sostenuto, in questa prima decade del secolo 21°, la scelta di lottizzare a nord e a sud del centro abitato dove, il mare ha già fatto visita lo scorso inverno?

Chi dovrà pagare un domani per l’eventuale difesa a mare delle abitazioni della zona prossima al fiume Potenza quando i proprietari chiederanno, preoccupati, di essere protetti dal mostro marino?
Non erano a conoscenza al momento dell’acquisto che in taluni casi si costruiva troppo a ridosso della spiaggia? E i bagnini che hanno realizzato ristoranti sulla riva del mare? Non avranno forse pensato di aver fatto un affare acquisendo concessioni a costi contenuti in aree periferiche?
Chi dovrà pagare un domani la comunità portorecanatese se dovremo assistere alla definitiva scomparsa della Pineta, un tempo vanto della città o della litoranea, che collega con il “Conero”, su cui la Provincia di Macerata ha investito risorse importanti (nuovo marciapiede, illuminazione e rotatoria, da dove si dimena la nuova pista ciclabile?)

Sarebbe mortificante dover constatare che con la scusa della protezione del vecchio nucleo urbano, dell’ eco-sistema della foce del fiume o per assurdo della costruenda caserma dei Carabinieri, gli amministratori portorecanatesi di domani dovessero spendere fondi pubblici per proteggere dai marosi anche nuclei abitativi che, al momento, non possiamo neppure definire “recenti”, in quanto neanche ultimati!
Pensiamo ancora a questo modello di sviluppo?
A chi è danneggiato da calamità va fornita comunque tutta la massima solidarietà e attenzione.
La politica non può ricercare o scaricare le responsabilità sul privato lottizzante o acquirente.
Si deve esigere il rispetto delle norme e si possono esprimere giudizi ma la politica deve ricondurre le responsabilità per quanto prodotto in capo agli amministratori di ieri e di oggi. E sarà bene se delle istituzioni non si faccia un uso di parte: rappresentano tutti noi.

Se l’attuale classe dirigente locale non sarà capace, da subito, di marcare una significativa inversione di rotta rispetto all’idea dello sviluppo, i portorecanatesi di oggi e di domani si dovranno porre sempre la stessa domanda che angoscia questo fine anno 2010 “balneare”.

Da chi bisogna difendere la costa? Dalle onde devastanti dell’Adriatico che secondo le cronache somiglia sempre più ad un Oceano o da una certa politica che ha consentito la “privatizzazione” delle spiagge ed ha relegato le abitazioni del nostro lungomare in “seconda fila” persino d’inverno?
E’ questo il turismo di qualità nel paese definito “salotto sul mare”?

Antonio Monaldi | Edit: 02/01/2011 | Stampa