TESTATA DE "LA TARTANA" PERIODICO DI VITA PORTORECANATESE tratto da "LA TARTANA" n° 7-8 - Anno 1967 - pubblicata nelle pagine 7 e 10
Perché ho costruito l’Hotel House
Un articolo di Antonio Sperimenti sui criteri che hanno ispirato il grande
complesso edilizio e sulla scelta dell'area.

idea di realizzare un Hotel House a Portorecanati va certamente considerata in una somma di ragioni che hanno contribuito a fare del turismo, oggi, un fenomeno sociale, capace di trasformare abitudini e modi di vita, ed a cui vorrei brevemente rifarmi per chiarire i criteri di una scelta.
In uno spazio percorso da autostrade che hanno rivolu­zionato il concetto di distanza, in una società che tende sempre più ad introdurre la vacanza tra i beni di consumo di fine settimana, oggi, per molti italiani, il concetto della « seconda casa» non è più qualcosa di astronomico o di irrealizzabile. Lo è forse una villa di lusso, non lo è un appartamentino al mare. Ed io ho inteso dimostrarlo con quest'opera.
Una nota rivista ha rivelato di recente che oggi soltanto il 2,2 per cento delle famiglie italiane possiede un'abitazione per la vacanza o per il week-end, ma che l’interesse della seconda casa cresce con l'aumento del benessere e porta anche a nuovi concetti di utilizzazione della vacanza stessa.
ANTONIO SPERIMENTI IN UNA FOTO DELL'EPOCAIndubbiamente oggi si tende a rivalutare la «vacanza in casa propria », tra mura domestiche in cui si vive in maggiore libertà che in un albergo o in una pensione, in cui il lavoro di routine è di molto ridetto per l'avvento di nuovi sistemi, dell’elettrodomestico e del surgelato, in una casa « fuori città » in cui si riconosce qualcosa di realizzato, di costruito per il futuro e soprattutto un segno del miglioramento della propria condizione.
Non ho mai creduto che la cosiddetta società del benessere fosse solo società dei consumi. Essa è anche società di più agevoli investimenti, in quanto chi oggi usa la villeggiatura come bene di consumo, tende anche, sempre più, a divenire proprietario di ciò che consuma. E' un'aspirazione comune. Sta alla impresa edilizia, alle realizzazioni della tecnica, ai nuovi concetti di una moderna realtà edilizia, fornire i motivi di questo incontro tra aspirazione e fatto compiuto, tra potenziale acquirente e costruttore, un incontro che io ho individuato nell'appartamento-tipo Hotel House, formula tra "le più felici per il turismo residenziale”.
Per una realizzazione del genere naturalmente, occorrevano diverse cose. Innanzitutto idee chiare ed uno spirito alieno dalla speculazione.
Il successo dell'iniziativa, dimostrato dal fatto che gran parte degli appartamenti sono stati venduti prima ancora che si iniziasse la costruzione, dimostra che l’acquirente ha trovato in appartamenti di questo genere la sua convenienza e che l'aspetto più interessante dell’iniziativa è dato, sì, dai concetti nuovi che essa esprime, come l'autosufficienza del quartiere quanto a servizi di vita collettiva, utilizzo di aree verdi per impianti sportivi e di ricreazione, programmazione integrale di tutto ciò che occorre alla vita delle 450 famiglie che abiteranno l'Hotel House ma anche e soprattutto dall'esiguità del prezzo di vendita di ciascun appartamento.
Concentrando i volumi, usando materiali nuovi ed al tempo stesso ad alto rendimento, seguendo i criteri dei più grandi architetti del nostro tempo ho avuto l'onore e mi sono anche posto, da noi l'impegnativo compito di rivoluzionare il tradizionale andamento del mercato della casa-vacanza, sia per quanto riguarda il gusto, sia per quanto riguarda il prezzo, il primo ispirato a quanto hanno detto celebri urbanisti ed architetti, come Le Corbusier e Pier Luigi Nervi, il secondo incredibilmente basso grazie ad un calcolo delle quantità i e ad una razionale progettazione.
Con un appartarmento-tipo che costa 3 milioni e 600 mila lire, (con facilitazioni di pagamento) ritengo di aver garantito a molti piccoli risparmiatori disseminati non soltanto nell'entroterra maceratese ma un poco dovunque in Italia, la possibilità di avere una casa al mare, un appartamento per le vacanze e per il riposo di fine settimana.

Perché ho scelto Portorecanati per questa grande opera.
La riviera marchigiana rappresenta oggi una zona ideale per l'impostazione di un'impresa del genere, non tanto per le caratteristiche ambientali, le infrastrutture in via di sviluppo (autostrada Bologna-Ancona-Pescara; vicinanza di facili collegamenti ferroviari, marittimi e aeroportuali), per la varietà degli interessi offerti al turista (centri storici, ricchezze naturali del Conero, centralità della zona), quanto ed ancor più per la possibilità di individuare razionalmente alcuni poli di crescita turistica della stessa rivieni, uno dei quali è appunto il comprensorio di Portorecanati.
Una realizzazione del genere non si sarebbe potuta concepire, voglio dire, nella riviera romagnola che, dopo aver costruito tremila alberghi su quaranta chilometri di spiaggia ai tempi del boom degli anni cinquanta e sessanta, si è trovata a considerare preoccupanti limiti di saturazione estiva, non sempre compatibili non dico con i collegamenti viari o le reali possibilità di un ordinato sviluppo del litorale, ma addirittura con una serena e riposante vacanza al mare. In altre località, peraltro, ci si è trovati a considerare il fenomeno opposto, l'assoluta carenza delle infrastrutture e del tessuto urbano; in altre ancora ci si è trovati a ricucire un incremento edilizio cresciuto disordinatamente in riva al mare, brandelli di tessuto urbanistico che stavano li a dimostrare una scarsa o poco chiara visione del domani.

Ho quindi scelto una zona che mi permettesse di fare questo discorso nuovo sulla seconda casa degli italiani e debbo riconoscere che l'entusiasmo della popolazione portorecanatese e l'attenzione che hanno dimostrato per l’ iniziativa le autorità, mi hanno convinto a continuare ed a perseverare nella strada intrapresa.
Oggi, con l'inizio dei lavori, con questo buon inizio, siamo - come dice il proverbio - a metà dell'opera, ed io confido che l’Hotel House possa essere ultimato entro i tempi stabiliti.
Certo, non è stato un cammino facile e mi sia consentito qui di ricordare taluni pregiudizi che possono avere ostacolalo, attraverso un certo tipo di mentalità, ciò che si intendeva compiere.
E' pregiudizio oggi abbastanza corrente che le grandi coabitazioni, i grattacieli residenziali, che riuniscono cento e più appartamenti, costituiscano uno degli aspetti più negativi del moderno modo di abitare. Oggi il problema è - si dice - «una o tante famiglie», quasi a contrapporre alla moderna unità di abitazione costituita dall'appartamento, la villetta unifamiliare di tipo inglese. Ebbene, a questo proposito vorrei ricordare che non c'è concetto più errato di quello che riconosce il massimo agio, sul piano psicologico, nella villetta unifamiliare, e vorrei anche citare quanto scrivevano non tanto famosi architetti ed urbanisti, ma una nota rivista, « Successo », appena un anno fa, a proposito di questo problema.

«Nel grattacielo, quando è costruito con criteri razionali, con gli spazi ben distribuiti, un numero sufficiente di ascensori, i servizi centralizzati, una buona difesa dai rumori, comode possibilità di rifornimento per i generi di prima necessità, si attua probabilmente quella che è una delle condizioni ideali per la abitazione dell'uomo del nostro tempo, e cioè la solitudine nella comunità. Nel suo interno ogni gruppo familiare fruisce senza impedimenti della propria libertà e nello stesso tempo si sente protetto, rassicurato, dal calore delle molte esistenze che si svolgono attorno e accanto ad esso.
Il fatto che ogni appartamento disponga di un ampio balcone, sostituisce largamente l’illusorio "contatto con la natura" offerto dagli striminziti giardini delle villette unifamiliari. Si tenga presente inoltre che nei grandi complessi edilizi esiste sempre la possibilità di creare ambienti comuni, sìa all'aperto sia al chiuso, per i giochi e per gli svaghi dei bambini.
Del resto la famosa ''unità di abitazione” creata da Le Corbusier a Marsiglia, si fondava appunto su questo criterio. E non occorre ripetere qui come il grande architetto recentemente scomparso avesse sempre presente, nei suoi progetti, il fattore uomo. I suoi ideali architettonici partivano sempre con l'ambizione di risolvere, prima che un problema estetico, un problema umano.
Non solo la città, ma anche la casa è destinata alle reali necessità dell'uomo era il grande tema del maestro dell'architettura moderna». Citazione un po' lunga, ma necessaria, giacché mi sembra che affermazioni del genere si commentino da sole e non ci sia chi non possa condividere la giustezza ai questo discorso.


Antonio SPERIMENTI



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