Lotta di classe.

Data Corsivo 10 ottobre 2009 | Corsivo n° 2 |

Quella della lotta di classe è ormai una teoria rinnegata e dimenticata. Anzi, si sostiene da più parti che le medesime classi sarebbero estinte, e comunque non varrebbe più parlare di classe operaia, una realtà ormai evaporata con il Novecento.
Non sarei però così sicuro che all'eclissarsi della teoria corrisponda l'effettiva scomparsa della lotta di classe nella realtà.
Almeno a giudicare da alcuni episodi, che però ci dicono anche che a differenza del passato, oggi l'offensiva e l'odio di classe provengono da una parte sola.
Infatti, mentre i lavoratori e le loro organizzazioni sociali e politiche ne hanno abbandonato la pratica e ripudiato la dottrina (per abbracciare sovente i valori, il linguaggio e i costumi dell'ex parte avversa) dall'altra parte, invece, ci si accanisce, quasi con ferocia.

Come ho già detto, si potrebbero fare molti esempi al riguardo, ma preferisco citare un episodio minore e poco conosciuto. Però assai significativo, mi pare.
Eccolo: nello scorso mese di luglio, il miliardario Briatore, proprietario della società Billionaire che gestisce il bar-ristorante sul litorale di proprietà del Comune di Porto Cervo, ha citato per danni il carpentiere Fabrizio Pirina e suo fratello Gian Piero (elettricista), colpevoli di aver guidato il pacifico sit-in di protesta davanti ai gazebo del club-ristorante “il Rubacuori”.
Per l’avvocato Giovanni Cannas, Fabrizio Pirina, insieme con il fratello, avrebbero invaso il locale con tavolini di plastica, sedie e borse frigo, molestato e disturbato i clienti. Il risarcimento richiesto è di 380mila euro.

Non mi interessa ora entrare nei particolari della vicenda, mi basta far notare come in questo caso si oppongono due figure sociali assolutamente incommensurabili: da una parte la potenza finanziaria e mediatica di Briatore e dall'altra due poveracci, un elettricista e un carpentiere, che difendono (udite! udite!) la consuetudine di pranzare con la famiglia nella vecchia pineta (ora occupata dai gazebo del club esclusivo del miliardario), portandosi pranzo e tavolini da casa!
Non c'è partita, riconosciamolo! E infatti, il più forte non esita un attimo a usare l'arma assoluta della diseguaglianza sociale, la ricchezza, come un mazza per “mettere a posto” i due sfrontati.
“Ho moglie e una bambina di due anni, a malapena arrivo alla fine del mese”, dichiara il carpentiere, “io e mio fratello dovremmo lavorare tutta la vita per poter pagare 380 mila euro”. E ognuno di noi, che vive del proprio lavoro, sente in queste parole l'enorme forza di intimidazione del denaro.

Oggi chi possiede questa forza non esita a utilizzarla, anzi la esibisce.
lo fa, certo, è per dare l'esempio che convinca i i carpentieri e gli elettricisti di tutto il mondo a piegare ancora di più la testa.
Ma, io credo, anche per puro istinto di classe – come si diceva una volta – accanendosi ogni volta che ha l'impressione di trovarsi di fronte alla riproposizione di una istanza, anche banale, che rimetta in gioco i privilegi della ricchezza.
Insomma, per “lor signori” vale sempre il vecchio slogan sessantottesco: “lotta di classe, sarà!”


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