Intervista immaginaria ad un espero della Gaz de France.

| di: Quirino Falaschini Inserito il 03/02/2010 | Stampa

ntervista immaginaria ad un esperto della DE FRANCE riguardante l'uso si ipoclorito di sodionel futuro impianto di rigassificazione a Porto Recanati Visto che un vero confronto pubblico tra gli esperti del comitato del “no al rigassificatore” e gli esperti della gaz de france su argomenti tecnici, fino ad oggi non si è mai avuto per superbia tecnica da parte dei secondi,ho “immaginato”come potrebbe essere.

Intervistatore del comitato contro il rigassificatore:
“Sappiamo ormai tutti (forse) che nel rigassificatore si usa acqua di mare per trasformare il metano dallo stato liquido allo stato gassoso.Ma prima viene miscelata con ipoclorito di sodio per non fare creare incrostazioni lungo il circuito dove passa. Visto che qualche noto “giornalista”del luogo ci accusa di essere “generalisti” ci può dire lei ,che è un “esperto in materia”, come vi procurate l’ipoclorito di sodio per sterilizzare l’acqua di mare o i vari metodi per farlo,visto che fino ad oggi, nessuno ha mai spiegato in maniera piu’ tecnica come avviene questo processo,ne voi interessati ,ne noi del comitato” no al rigassificatore??”
Esperto:
“Attraverso vari processi chimici:
    1-trattamento mediante cloro gassoso.
    Consiste nel miscelare il cloro gassoso all’acqua di mare,ma questo trattamento richiede importanti misure di sicurezza per evitare possibili fughe di cloro gassoso in quanto se respirato,è altamente tossico.Poi il cloro gassoso deve essere somministrato con scadenza temporale implicando rischi nel trasporto per nave,a fronte di possibili incidenti. Questo sistema è economico ma per quanto riguarda la gestione,la manutenzione e il funzionamento comporta troppi rischi di sicurezza e ambientali. SCARTATO.
    2-trattamento mediante biossido di cloro.
    Consiste nel miscelare biossido di cloro all’ acqua di mare. Si produce biossido di cloro direttamente nel sito,facendo reagire una soluzione di acido cloridrico con clorito di sodio.Quest’ultimo allo stato solido deve essere maneggiato con cura,al riparo dall’umidità,dal calore,dagli acidi e dai combustibili.Si tratta di un sistema complesso di complicata manutenzione, in quanto si deve maneggiare e trasportare distinti reagenti chimici che comportano alti rischi per la sicurezza e l’ambiente. SCARTATO.
    3-trattamento con ozono.
    L’uso dell’ozono è un’altra possibilità.Si ottiene facendo passare una corrente d’aria o di ossigeno attraverso due elettrodi sottoposti a una differenza di potenziale alternata.Esistono vari ozonizzatori commerciali per la produzione di ozono.Una volta prodotto,l’ozono viene messo in contatto con l’acqua di mare,ma dopo, l’ozono residuo deve essere eliminato perché non è consigliabile che esca all’esterno in quanto l’aria ricca di ozono implica rischi per la sicurezza e l’ambiente. Inoltre l’ozono non garantisce adeguata persistenza di azione biocida richieste per il circuito dell’acqua di mare. SCARTATO.
    4-trattamento con raggi ultravioletti.
    I raggi ultravioletti si producono con lampade a vapore di mercurio.L’acqua deve circolare in prossimità delle lampade,in una corrente col minor spessore possibile. L’acqua deve essere completamente trasparente affinché i raggi ultravioletti vengano assorbiti bene dal’acqua. Però l’acqua di mare in arrivo dalle pompe è molto torbida e i raggi non coprono completamente lo spettro, inoltre la radiazione ultravioletta non garantisce adeguata persistenza dell’azione biocida richiesta per il circuito completo dell’acqua. SCARTATO.
    5-trattamento con ipoclorito di sodio prodotto in sito.
    Di tutti i trattamenti validi ,il trattamento con ipoclorito di sodio prodotto in sito ottenuto con elettrolisi presenta i migliori risultati con il minimo rischio ambientale e di sicurezza.Si eliminano il trasporto del reagente chimico usato per il trattamento,si minimizzano i rischi di scarichi accidentali nell’ambiente e i rischi di sicurezza per il personale operativo del terminale.

Come avviene:
l’acqua di mare viene trasportata da pompe ad una vasca,poi spinta attraverso dei filtri autopulenti che impediscono il passaggio di pesci,molluschi,ecc. ecc. Poi una parte di quest’acqua devia verso degli elettrocloratori dove viene prodotto ipoclorito di sodio per elettrolisi.
L’acqua di mare contiene per natura cloruro di sodio.(sale). L’elettrolisi è il particolare processo per cui,quando si sottopone una soluzione acquosa di sali,acidi,basi,ad una differenza di potenziale elettrico,si stabilisce in essa una corrente elettrica con trasporto di parti di molecole. Quest’ultime possono essere atomi o gruppi di atomi.Tale è la separazione in questo caso di atomi di cloro e sodio. Dissociando questi atomi l’acqua di mare si trasforma in ipoclorito di sodio. Quest’ultimo viene prodotto a seconda del fabbisogno e viene poi miscelato insieme all’altra parte di acqua di mare sterilizzandola ,dentro una vasca.
Durante la sterilizzazione l’ipoclorito rilascia ossigeno(il vero agente sterilizzante) e torna ad essere cloruro di sodio(sale). L’acqua miscelata passa ai vaporizzatori donando energia termica al gas liquido senza entrare in contatto con esso,poi passa per un punto di scarico prima di essere restituita al mare.Nel punto di scarico si misura il cloro attivo residuo,che per legge non deve superare 0,2mg/l.
Quando la concentrazione di cloro residuo supera il limite di legge viene sottoposto ad un opportuno trattamento di declorazione mediante aggiunta di bisolfito di sodio, usato anche come additivo chimico per la conservazione degli alimenti. Il bisolfito di sodio permette la riduzione del cloro in forma controllata e sicura,non produce nessuna sostanza nociva ,ma solo trascurabili incrementi dei tenori di solfato e di sodio nell’acqua di mare destinata allo scarico elementi già presenti in natura.
Vicino lo scarico in mare l’ambiente marino conterrà 0,05mg/l di cloro,cioè 5grammi di cloro combinato in 1000 litri di acqua.Tutto questo, comprovato per legge non produce un impatto ambientale di valore, in quanto ci vuole una concentrazione di cloro pari a 0,7mg/l per avere un potere ossidante tale da uccidere gli esseri viventi.

Conclusione:
per valutare l’impatto ambientale che si produce per lo scarico di cloro residuo in mare nel terminale di rigassificazione,si deve parlare di concentrazione(mg/l) di cloro aggiunto e non di kg aggiunti. Se si calcolano i kg aggiunti all’acqua di mare, la differenza tra i kg in entrata e i kg di cloro in uscita dal terminale sarebbe pari a zero kg ,perché nel terminale di rigassificazione non si aggiungono kg di cloro, ma si trasforma chimicamente il cloruro di sodio contenuto per natura nell’acqua di mare ,in ipoclorito di sodio.
E’Così facile!!!
Se vuole le faccio pervenire tutte le formule chimiche di cui ho parlato fino ad ora. Sono stato convincente?

Intervistatore:
“Va bene, mi ha quasi convinto,posso stare tranquillo, siamo in una botte di ferro.
Ma chi fa i controlli??
Chi controlla i controllori??
Siamo in Italia mica nell’isola che non c’è, sappiamo tutti come funzionano certe cose.


Quirino Falaschini

| Edit: 03/02/2010 | Stampa