Alberi di natale, consuetudini e censure.

| di: Gruppo Uniti per Porto Recanati | Inserito il 28/12/2009 | Stampa

era una volta un albero di Natale. Veniva storicamente esposto lungo Corso Matteotti, in un angolino al riparo dal vento, davanti alle vecchie scuole elementari, preparato con estrema cura dal quartiere Sammarì. Era un albero sempre molto originale: dai suoi rami non pendevano i classici addobbi natalizi o luccicanti nastri, ma ironici pacchi dono, in ognuno dei quali si rimarcava ciò che, a detta del Comitato di quartiere, la popolazione di Porto Recanati si vedeva propinare, volente o nolente, dall’Amministrazione Comunale. In questo particolarissimo albero avevamo ammirato, negli scorsi anni, pacchi con scritte curiose: «no al cemento, sì al verde pubblico». I passanti lo guardavano, talvolta stupiti. E come sempre suscitava favori e irritazioni.

«È la democrazia, bellezza», verrebbe da dire. Sì, perché in fondo quell’albero era espressione critica di una parte della cittadinanza. La «voce contro» di un gruppo di cittadini che manifestavano in forma ironica e spettacolare il loro disaccordo verso chi amministra il bene pubblico. Ormai, negli anni, l’albero del quartiere Sammarì era diventato un appuntamento imperdibile. Una sorta di consuetudine. Un baluardo straordinariamente capace di resistere persino a condizioni meteorologiche spesso avverse, tipiche del periodo natalizio, come sorretto da una suprema volontà di difendere il diritto alla critica.
Le consuetudini, a Porto Recanati, spesso diventano norme che arrivano a scandire la vita istituzionale del governo cittadino. Quante volte, in Consiglio comunale, ci siamo sentiti dire, di fronte alla palese violazione di regolamenti o statuti, che «si è sempre fatto così per consuetudine»?
Ma le consuetudini, si sa, a Porto Recanati valgono a giorni alterni. O meglio: valgono se conviene. Così, quest’anno, l’albero di Natale del quartiere Sammarì, per la prima volta, si vede negata l’esposizione in pieno Corso Matteotti. È un simbolo scomodo, inopportuno, fastidioso. Addirittura, benché opportunamente posizionato in un angolo, avrebbe il torto di ostacolare la passeggiata. Insomma, è pericoloso.

Pericoloso anche perché quest’anno l’albero è dedicato al rigassificatore, quell’«aggeggio» in mezzo al nostro mare che diventa, ogni giorno di più, il simbolo dello Sviluppo portorecanatese con la «S» maiuscola, quasi avessimo davvero bisogno del gas di una multinazionale francese più dei tanti turisti che ogni anno farebbero di tutto pur di passare qualche giorno sulle nostre spiagge o della fatica di chi a questo mare ha regalato sacrifici, decenni e sangue. Si abbatte su un albero la scure censoria della nostra Amministrazione.
Quest’anno, per la prima volta, l’albero del quartiere Sammarì viene esposto in Piazza Carradori. Dove praticamente nessuno potrà vederlo. Dove non disturberà con riflessioni troppo «elevate» le nostre passeggiate. Dove, oseremmo dire, non turberà le feste del nostro sindaco, da sempre allergico alla critica e a qualsiasi manifestazione di dissenso. Ci mancherai, caro albero di Natale di Sammarì. Purtroppo temiamo che tu non sia l’ultimo segnale di questo preoccupante andazzo. Purtroppo temiamo che tu possa divenire il simbolo di una lenta repressione del libero pensiero e del diritto di critica.
Allora, di colpo, ci si rende conto che quell’alberello non è più solo di Sammarì, ma di tutta Porto Recanati e di tutti i portorecanatesi orgogliosi di avere una testa per pensare e consapevoli che solo un «regime» malfermo possa sentire il bisogno di eliminare le voci di dissenso.
La realtà, però, è questa: «Non si vede, che danno può fare?»
Ma questa frase… non l’avevamo già sentita?

Gruppo Uniti per Porto Recanati

| Edit: 28/12/2009 | Stampa