Riflessioni su: "L'Attualità di De Cubertin".

di Claudio GIRI

 

Ho letto l’articolo di AURELIO BUFALARI, che, con molta padronanza dell’argomento, pone degli interrogativi importanti su un tema che occupa gran parte delle pagine di molti quotidiani e che fa’ parte della nostra vita.

Sono spinto a questa riflessione. Cosa significa “vincere”? Cosa significa “perdere”?

La disputa di una gara sportiva prevede il raggiungimento del massimo traguardo nel confronto agonistico con l’avversario: la vittoria.

Questo potrebbe essere il risultato finale, l’obiettivo da raggiungere per chi si dedica alla pratica sportiva.

Se questo rimane il  solo obiettivo, tutti gli sforzi, i sacrifici il tempo dedicato per raggiungere tale scopo sono condizionati in maniera univoca ed esasperata.

Quale importanza diamo al raggiungimento di questa vittoria?

Facendo una scala dei valori, che si possono trovare praticando lo sport agonistico, per noi quale posto occupa la Vittoria?

Sono disposto a sacrificare il mio tempo libero dedicandolo all’allenamento sportivo, preludio al raggiungimento di tale scopo?

Che tipo di sacrifici sono disposto a fare?

Voglio arrivare alla Vittoria costi quel che costi?

Conosco la sconfitta?

La Vittoria non esiste senza la Sconfitta. Sono due cose legate e dipendenti l’una dall’altra.

Si può vincere e si può perdere.

La vittoria è solo un traguardo da raggiungere con impegno e correttezza, ma soprattutto con molta serenità. Le mie esperienze vissute, quale sportivo praticante, sono nella maggioranza dei casi culminatoecon un confronto con l’altra parte: l’avversario. Ci sono state vittorie e sconfitte, nel mio caso molte più sconfitte che vittorie. Ma soprattutto da queste ho imparato a riflettere su quanto avvenuto e ad  accettare questa eventualità.

Mi piace vincere perchè è inebriante perchè è una sensazione bella, da benessere, perché vincere ti mette sul piedistallo più alto dove tanti ti possono vedere e ti rivolgono parole gratificanti e ti rivolgono attenzioni.

Come quando qualcuno scatta la fotografia. Alcuni fanno a gara per mettersi in bella mostra, davanti a tutti; altri preferiscono non apparire per imbarazzo; altri preferiscono far apparire gli altri al proprio posto, alcuni  vogliono condividere con gli altri i momenti di protagonismo.

La mentalità vincente può prevedere il rispetto dell’avversario, anzi deve prevederlo.

Per mentalità vincente intendo accettare di trovarsi in situazioni di difficoltà, anche per il valore dell’avversario, e proprio per questo l’impegno deve risultare massimo e la volontà decisa al massimo sforzo, comunque ed indipendentemente dal risultato. Perché, dopo la prova, la mia vittoria è anche questa: essere riuscito, nel confronto, a dare il massimo di me stesso. Trovo comunque appagante, anche se non esaltante, essere sconfitto quando l’avversario ha dimostrato di valere più di me.

Per me la vittoria effettivamente consiste anche nel partecipare, nell’essere presente alla manifestazione.

I miei genitori e l’educazione ricevuta, gli insegnanti, gli allenatori sportivi che ho avuto e le esperienze personali hanno formato la mia coscienza sportiva.

Sono disposto a fare grandi sacrifici per vincere, ma non disposto a tutto!

Disposto a molto, ma non certamente ad eludere le regole, ad essere  sleale ad usare sostanze dopanti.....altro tema scottante!

La consapevolezza dei benefici che porta la pratica sportiva, sia fisici che psichici, sono sufficienti a farmi sentire bene anche solo praticandolo, lo sport.

L’esasperazione di qualsiasi comportamento, che sia nell’ambito sportivo o no, porta inevitabilmente ad un limite. Siamo noi, persone mature, anche se condizionati dalla realtà che ci circonda, ma con gli insegnamenti ricevuti e le esperienze vissute, a decidere se questo limite deve essere superato oppure no.

Sta’ a noi accettare la sconfitta con serenità e darle il giusto significato.

Non esisto solo io al mondo, ci sono anche gli altri e questi possono essere più bravi di me!

Concordo con Aurelio quando stigmatizza i contributi economici rivolti ad agevolare in misura sproporzionata gli atleti più evoluti (vincenti) rispetto al popolo della pratica sportiva.

Lo sport di vertice è diventato un grande spettacolo, con la conseguenza che il modello agonistico è inevitabilmente più forte di qualsiasi altra proposta.  Le prime pagine dei giornali, la TV, la radio molto spesso mettono in risalto solamente i vincitori. E l’attenzione di tutti è fortemente  condizionata a questo. Con le conseguenze che tutti siamo attratti  dal luccichio e pensiamo che solo ciò che brilla sia di valore.

Evidentemente per la nostra Nazione, la vittoria in ambito sportivo ha questo significato, visto il malcostume che ci contraddistingue ed a cui faceva riferimento Aurelio.

La vittoria diversamente dovrebbe essere quella, nel naturale confronto con le altre Nazioni, per raggiungere la percentuale più alta nella diffusione della pratica sportiva, promossa a tutti i livelli, sia che essi comportino vittorie nelle singole discipline, oppure no. E anche di avere, per esempio, la più alta dotazione, in percentuale, di impianti adeguati per dare possibilità a tutti di praticare lo sport.

Gli atleti vengono distinti in due grandi categorie: Professionisti e Dilettanti. Tra i professionisti sono inclusi tutti quegli atleti che  fanno dello sport la loro professione, in quanto vivono con i compensi che ricevono par la loro pratica sportiva. I Dilettanti sono quelli che praticano lo sport senza compenso od almeno quelli che ricevono un’esigua remunerazione a titolo di rimborso spese, per cui per guadagnarsi da vivere devono fare un altro mestiere, devono lavorare!

Ai giorni nostri la distinzione tra queste due categorie diventa sempre più difficile perché anche fra i dilettanti circolano compensi e sponsors che una volta erano esclusivo appannaggio dei professionisti.

Tutto è rivolto al consumo, comunque. Va da sé che per vendere meglio occorre presentare il prodotto quale il migliore, quello che fa vincere.

Quindi chi vince ha tutte le attenzioni possibili.

Quale sarà il futuro dello sport a Porto Recanati?

Non sono le strutture a generare le persone che praticando si occupano di sport, ma sono le persone che con la loro cultura, passione e buon senso, e con la loro creatività e motivazione possono migliorare le nostre strutture.

Mi auguro, e per me è pure un impegno, che gli sforzi di tutti siano orientati affinché la pratica sportiva  divenga patrimonio di ognuno di noi e divenga una sana pratica quotidiana, rivolta al miglioramento del fisico ma anche dello spirito.

La cultura sportiva, nel senso conoscitivo e morale, deve trovare spazio sia nella scuola come nella famiglia. Il sostegno ai meritevoli deve essere dato ma assicurando ai meno dotati la possibilità della pratica finché hanno il desiderio di farlo.

Bisogna complimentarsi con i vincitori, ma riservare altrettante attenzioni anche a quanti hanno prodotto lo sforzo nel tentativo di esserlo.

La ricchezza culturale si acquisisce con il dibattito e con il confronto.

Gli insegnanti, i dirigenti, gli allenatori tutti coloro che sono preposti all’insegnamento della pratica sportiva devono credere in questi valori fondamentali.

Le società sportive sono le cellule fondamentali per il coordinamento e la promozione dell’attività sportiva. Fanno anche la selezione ma devono puntare molto sulla formazione e quindi sui fattori determinanti quali il processo di allenamento e le influenze socioculturali al fine di dare a tutti le opportunità per continuare nella pratica sportiva,  non solo ai “vincenti”.

L’obiettivo principale non deve essere la scoperta di nuovi talenti,  ma la diffusione della “sana pratica sportiva”, ricordando che al di là delle parole è con l’esempio che si è convincenti.

Bisogna garantire in primo luogo che i ragazzi imparino a giocare e non che abbiamo una formazione generale completa, anche perché il gioco è la motivazione fondamentale che li spinge a far parte di una società sportiva.

Le società devono allenare il fisico, ma anche formare lo spirito, perché lo sport è una fondamentale palestra di vita, che è  fatta di gratificazioni, ma anche di delusioni.

Una delle tante regole che governa il mondo dello sport è quella della progressione, secondo la quale il ragazzo dovrebbe partire da ciò che sa fare per arrivare a ciò che non sa fare, dal facile al difficile, dal semplice al complesso. Nella realtà, andando contro questa regola, succede di pretendere tutto e subito.

Quando si è costretti ad arrivare, a vincere, si fa presto a sconfinare oltre i limiti del consentito e della morale.

La Vittoria da raggiungere è proprio quella della diffusione della pratica sportiva perché lo sport deve ritornare ad essere sinonimo di salute e bellezza.

Dare la possibilità a chi ne ha voglia di cimentarsi e confrontarsi con gli altri nella pratica sportiva.

Lo sport è diventato un fenomeno di massa e questa condizione attuale dovrebbe essere sfruttata al fine di gettare le basi affinché quelli che oggi lo praticano, domani abbiano a proporre, ad insegnare ed a promuovere l’attività sportiva con presupposti di sani valori.

Dobbiamo essere  pronti ad accettare le sconfitte senza perderci d’animo affinché resti la speranza e cresca la volontà di riprovarci per raggiungere obiettivi più qualificanti.

La vittoria raggiunta con mezzi illeciti sarà sempre una mezza vittoria  sugli altri,  e soprattutto una grande sconfitta con per sé stessi.

Il nostro paese non manca di iniziative. Ci  sono società sportive formate da dirigenti che spesso sacrificano il loro tempo con l’unica ambizione di rendersi utili. Occorre rendere merito ed attenzione a quanti si prodigano in tal senso.

La consapevolezza del ruolo fondamentale che essi occupano deve spingerci a sostenere tutte le iniziative volte al miglioramento, all’aggiornamento ed alla formazione di dirigenti e istruttori, nonché appoggiare le iniziative da questi promosse.

I tempi cambiano con rapidità ed occorre essere altrettanto rapidi per adeguarsi alle cambiate esigenze.

Bisogna lavorare in collaborazione rispettando ognuno il lavoro dell’altro, anche di chi lavora nell’anonimato.

Sono certo che oggi la diffusione delle conoscenze attraverso i mezzi di comunicazione e le tante iniziative che si intraprendono al riguardo, le sempre più numerose Associazioni che si propongono la formazione e la crescita come parametri fondamentali al fine di analizzare la prestazione in tutti i suoi valori più significativi, porteranno effettivamente ad una crescita culturale ed alla vittoria dei valori fondamentali, inscindibili con il rispetto di sé stessi e del prossimo.

 

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