51 - Lo strano effetto della democrazia.
di Aurelio BUFALARI | pubblicato il 10/12/2005 | Stampa
La democrazia è bensì un metodo teorico procedurale, ma anche un metodo pratico effettuale. Attraverso detto metodo si eleggono le rappresentanze politiche e si determinano scelte di carattere più prosaico, come ad esempio quelle dei programmi televisivi, soggetti come sono allo share che misura il loro gradimento pubblico. La democrazia è altresì la forza del numero, per la quale è giusto, ancorché non condivisibile in assoluto, ciò che è gradito alla maggioranza.
Su tali presupposti, la democrazia costruisce il suo consenso di massa e non si cura dei paradossi ai quali il suo stesso metodo conduce in alcune – tante, troppe – circostanze.
Prendiamo ad esempio, giusto per restare in un ambito di grande popolarità, la televisione. I programmi, dicevamo, vengono confezionati secondo indirizzi di scelta che soddisfino il massimo degli utenti senza tener conto della loro qualità. Non intendo fare del becero intellettualismo, ma semplicemente mi rifaccio a quanto affermano quelli della BBC, che universalmente è considerata una emittente, se non la prima, tra le più importanti del mondo: Se abbiamo messo in onda un programma ad alto indice di ascolto, significa che abbiamo sbagliato programma. Guai alla televisione pedagogica, si dice e condivido, ma guai anche alla televisione spazzatura.

Purtroppo, questo genere di televisione è il prodotto del metodo democratico che, tra i suoi capitoli, annovera anche quello della concorrenza; per la quale vince chi riscuote più ascolti, i quali, a loro volta, significano più messaggi pubblicitari e quindi più introiti. Se – ipotesi di scuola – ci fosse una sola emittente, questa, racimolando da sola tutta la pubblicità possibile, non si curerebbe dello share e potrebbe regalarci – orgoglio degli autori presupposto  - programmi migliori. Qui, dunque, la concorrenza produce effetti inversi, e perciò contro la legge del mercato, perché si attua al ribasso qualitativo con la offerta non solo di programmi spazzatura ma desiderati, bensì anche di informazione falsa o drogata. Quante notizie – da novella, cioè novità – possono essere date in una giornata senza ripetere sempre le stesse cose ed in grado di catturare l’attenzione dell’utente?
Poche, evidentemente, per cui si danno notizie costruite o addirittura inventate, perché una notizia, una volta data non è più novità ed è bruciata all’atto stesso del suo svelamento. E questo vale tanto per la cronaca spicciola quanto per i reality show; tanto per l’informazione culturale quanto per quella politica. Ecco appunto la politica. Il metodo democratico del suffragio santifica l’eletto, per cui si ritiene che esso abbia sempre la competenza giusta su ogni cosa. In effetti ha la parola giusta, ma questo non vuol dire che ci azzecchi sempre. Tutt’altro! La competizione elettorale depone, nella mente dei semplici, in loro favore, visto che hanno sbaragliato il campo.

Ma qui c’è da dire che il campo è molto ristretto e ideologicamente predeterminato: partecipa alla competizione chi è in lista – in una corsa tra somari vincerà di certo un somaro, il quale, però, non sarà mai un cavallo – e per essere in lista occorre avere alle spalle un partito. Quanta gente di ottimo livello c’è nella società civile che non intende, anche per formazione mentale, mettersi alla cavezza di un partito?
E quanta ce n’è che non sarebbe capace di andare di casa in casa a denigrare l’avversario, magari raccontandone fatti familiari veri o inventati, e promettendo cose che sa di mai realizzare? Questione di faccia?

Non arriverò a dire tanto, ma nemmeno lo escludo. Allora, e concludo, i democraticamente eletti è giusto che esercitino le loro prerogative, ma non sono esseri infallibili – spesso nemmeno competenti – per cui ci accontenteremmo che abbiano buon senso ed onestà: buon senso che dovrebbe indurli a pensare che  idee valide possono venirgli anche da quelli che non occupano poltrone, senza sentirsi mortificati nell’orgoglio se qualcuno osasse in buona fede sottoporgliele – io credo invece che dovrebbero addirittura sollecitarle.
Purtroppo, spesso il “politico” assomiglia all’alcolista – pessimus potor – per il quale l’alcol è cosa ottima per eccellenza ed è tale anche se dovesse essere assunto frammisto a benzina.
Per cui, tutto ciò che è politica per lui è ottimo, anche se frammisto ad incompetenza od obnubilamento. In quanto all’onestà, la do per scontata, altrimenti mi prenderei del qualunquista – se non del nichilista,  che peraltro non mi offenderebbe.

di Aurelio BUFALARI | pubblicato il 10/12/2005 | Stampa