Il Cimitero degli elefanti.

Vivere a Porto Recanati da un punto di vista estetico

di Aurelio BUFALARI

 

unedì sera, ore 19.30, un turista ha chiesto a Ggiggio “la Piadina” :– Dov’è la piazza? La meraviglia di Ggiggio, che ha occhi grandi già di suo, fu pari a quella del turista quando si sentì rispondere:– E’ questa. Vai a sapere, vai a capire che quella è una piazza.

Buio totale, alberi lugubri e spettrali, catafalchi e bare di ogni specie e dimensione: elefanti, elefanti morti in quantità.

Il “Castello” buio; la “Pinacoteca” e la “Biblioteca chiuse; Il Residence 2001 chiuso e non in vendita, per giunta; un palazzo – si suppone – in costruzione; due chioschi in attesa della rifioritura estiva, chiusi e bui; un gran “gazebo” in sonno letargico stagionale; negozi virtuali senza insegne; e infine il capo branco: lo storico cinema Kursaal: chiuso o aperto, aperto o chiuso, ma sempre esteticamente orrendo.

Quel Castello, quella Piazza, vorrebbero avere luce e vita per tutto l’anno. La piazza centrale è ovunque il luogo eminente della vita di una città, altro che centro storico. Il problema non è il centro, già attivo e vitale per definizione, il problema è la piazza, che non è vivibile né vissuta.

Il mare è lì a due passi, e fu il motivo della nascita del Castello. Ma il Castello nemmeno lo vede, il mare. Una scultura che vorrebbe pisciare al centro della piazza, in effetti è pisciata da un ridicolo getto: prostatico si direbbe, se non fosse che la fontana è femmina. Porto Recanati ha piazze virtuali, più adatte alle pisciate dei cani che alla vita all’aperto.

Sarà il mito della natura madre, sarà la retorica del”verde è bello”, sarà quel che sarà, ma una cosa è certa, che mentre si cerca di mettere “zeppe” dappertutto, a nessuno viene in mente che una piazza – vera – è per l’occhio ciò che l’ossigeno è per i polmoni. Una questione solo estetica dunque?

No, anche etica, perché là dove non c’è spazio per il bello, non ce n’è nemmeno per il buono. Lo sappiamo bene.

 

Torna all'Archivio

TORNA ALLA HOME PAGE