Cosa c'è dietro la vicenda del Rigassificatore di Falconara.
Interessi economici, contraddizioni sociali, ruolo delle Istituzioni e campanilismi."

| a cura del M.U.P.| Inserito il 26/07/2011 | Stampa
Il Consiglio Regionale delle Marche ha recentemente dato mandato alla Giunta Regionale di sottoscrivere l’accordo con l’Api per il Rigassificatore di Falconara, preliminare al via libera nella Conferenza dei servizi.
Coloro che hanno assistito alla seduta consiliare, nei referendum del 13 giugno scorso sono, probabilmente, tra quanti hanno contribuito all’insperato 57% di votanti e al 96% di SI.
E’ sembrato a molti che un popolo avesse rialzato la testa riappropriandosi del proprio futuro, dei beni collettivi. Le stesse vittorie elettorali di Pisapia (Milano), De Magistris (Napoli), Zedda (Cagliari) apparivano spinte da forte onda sociale e dal desiderio di un diverso e più sostenibile sviluppo.

Anche per questo sembra incredibile ciò che è avvenuto in Consiglio Regionale. Non interessa in questa fase esaminare le posizioni dei partiti o di singoli consiglieri anche se lo scenario, in cui la vicenda si è svolta, merita un minimo di attenzione. Non era mai capitato, infatti, che il Consiglio Regionale fosse sospeso per le intemperanze del pubblico che si trovava all’ interno dell’aula.
Le cronache hanno raccontato di altri settecento manifestanti che non sono potuti entrare. Un segnale da non sottovalutare che indica la complessità delle problematiche e la debolezza delle Istituzioni in questa fase della seconda Repubblica.
E’ sicuramente interessante, invece, puntualizzare alcuni aspetti sociali e territoriali, per capire come nella società capitalistica moderna, corporativa e campanilista, si determinino le contraddizioni e come gli interessi forti (quelli economici per intenderci) riescano a far passare il proprio affare con la compiacenza delle Istituzioni pubbliche, il consenso dei lavoratori “interessati”e persino delle forze sociali più rappresentative ed autorevoli.

Proviamo brevemente a riassumere:
- gli operai API hanno salutato positivamente il voto positivo all’intesa per il Rigassificatore: per loro sono temporaneamente salvaguardati i posti di lavoro;
- gli ambientalisti hanno contestato l’intesa: la sicurezza, il pericolo d'incidenti, la tutela e la salvaguardia ambientale non sono garantite;
- il Comune di Falconara, (consegnato al Centro-destra quasi come Porto Recanati) ha approvato: si garantisce produzione e occupazione nel proprio territorio per il quale si prospettano modeste compensazioni;
- gli altri Comuni marchigiani e soprattutto quelli della Provincia di Ancona, non hanno approvato: nell’ intesa individuano un potenziale pericolo per l’ambiente e l’economia di tutto il territorio, senza alcun beneficio.

A protestare anche maestranze della FinCantieri di Ancona in quanto “infilati” nella vicenda da autorevoli rappresentanti della Regione con la motivazione che l’accordo avrebbe permesso di costruire navi metaniere.
I lavoratori dell’ arsenale dorico che hanno visto “strumentalizzare” la loro lotta per il lavoro si sono sentiti fortemente presi in giro.
Consiglieri di diversi gruppi, per ragioni che si possono immaginare, si sono espressi contro l’ accordo. Quelli della sinistra, per esempio, sono stati apostrofati dai lavoratori Api come “buffoni”.
Se non fossero in gioco gli interessi materiali di tanta gente potremmo parlare di una situazione quasi comica.

In questa fase politica appare con tutta evidenza che nessuna forza politica sembra capace di interpretare gli interessi diffusi dei lavoratori mentre nella società, i particolarismi e il ricatto, specie quello occupazionale, sono sempre dietro l’ angolo. Sembra di rivivere il recente conflitto tra lavoro e diritti.
In questo caso, a differenza di Pomigliano e Mirafiori, non si tratta di diritti sul lavoro ma del diritto di tutti ad avere energia pulita, rispetto per i beni comuni, dell’ ambiente (il mare), la tutela della salute, ecc..

Per l’unità del mondo del lavoro e l’unità dei territori.
Insieme all’unità del mondo del lavoro e all’unità dei territori, è necessario che si costruisca una nuova cultura antagonista al modello di sviluppo imperante. Lo si può fare in modo organico ed unitario. Per le singole tematiche operano già vari comitati.
Ritessere le fila per un popolo, come il nostro, che sembra aver smarrito la memoria è necessario. I principi del cattolicesimo sociale insieme ai valori propri del socialismo italiano possono prefigurare una nuova stagione di speranza come quella proposta con il “compromesso storico” che si volle bloccare con l’ assassinio di Aldo Moro.

Questo è l’orizzonte culturale del Movimento di Unità Popolare che, nella recente sua presentazione, ha delineato anche altri scenari simili a quelli che abbiamo provato a descrivere. I giovani, le famiglie, la scuola, le città, il mondo del lavoro raccontano, infatti, un disagio crescente.
Chiunque sia animato da buona volontà e apprezzi i valori di fondo del Movimento può condividerne il percorso. Sotto le nostre torri ed i nostri campanili, non si deve assistere passivamente alla disgregazione sociale, prodotta dalle insicurezze socio-economiche e da modelli o stili di vita estranei alla nostra cultura.
Occorre una progettualità politica e sociale unitaria che sappia coniugare gli interessi locali con quelli di area vasta e riesca a volare dentro e sopra il liberismo penetrando il sentire comune delle masse popolari.
Il M.U.P. è per questo impegnato a far ritrovare il gusto di fare politica tra la gente, cercando di comprenderne bisogni e speranze. Il M.U.P. crede che da terre ancora ricche di grandi umanità e valori si possa, insieme, far ripartire la saggezza collettiva.


Ettore PERNA, Daniele SENIGAGLIESI, Antonio MONALDI - Coordinamento   M.U.P. | Edit: 26/07/2011 | Stampa