Per candidarsi occorre un progetto che parli di unità e valori.

| di Antonio Monaldi | Inserito il 10/05/2011 | Stampa
I nostri concittadini sono abbastanza attenti alla pubblicità elettorale. Infatti dopo aver visto i volti ed i nomi dei candidati, in molti, mi hanno chiesto come mai non ho dato la mia disponibilità per questa tornata elettorale. Nella speranza di fare cosa gradita, soprattutto a quanti mi hanno dato il loro consenso nel 2004 e nel 2009, proverò, in una breve riflessione, ad illustrare le motivazioni politiche alla base della mia decisione.Confesso che non si è trattato per me di una scelta qualsiasi.
Chi per due mandati non è mancato mai ad un Consiglio Provinciale o alle riunioni di commissione e dei capigruppo prova amarezza per non essere della partita. Spero che le motivazioni qui di seguito espresse (per candidarsi occorre condividere un progetto che parli di unità e valori) possano far comprendere il mio pensiero politico che, a dire il vero, è condiviso da molti amici e compagni.

Chi non ha lesinato energie per l’ unità del Centrosinistra in Provincia di Macerata non può accettare la divisione che si è voluta produrre. Le responsabilità sono di vario tipo e vanno ricercate nelle logiche imposte dalla legge elettorale maggioritaria, nel deteriorarsi di rapporti politici connessi con calcoli elettoralistici e nel personalismo esasperato di questa seconda repubblica.
Anche le vicende locali legate al voto (vedi Morrovalle e Loreto per non andare troppo lontano) stanno purtroppo a dimostrare come nella sinistra perdurino divisioni non sui programmi ma sulla visibilità delle forze politiche e sui ruoli individuali. A Porto Recanati ne sappiamo qualcosa!
Nelle ultime comunali si fece di tutto per andare separati e la divisione finì per favorire il centro destra che, come è stato ricordato nei giorni scorsi, si accordò per eleggere Capponi in Provincia e per garantire a Porto Recanati e Monte San Giusto sindaci rispettivamente all’UDC e al PDL.

A quanti sono rimasti sorpresi per la decisione di non candidarmi desidero ricordare che la mia eventuale partecipazione alle elezioni provinciali nel ruolo di candidato presidente presupponeva, a sostegno, la presenza di una lista di movimento “tematica” (scuola-università, sociale-sport, precariato-giovani) e avrebbe comportato, comunque, una spaccatura nella sinistra per la scelta autoreferenziale di SEL a cui la Federazione della Sinistra con Rifondazione in primis ha ritenuto di accodarsi.
L’ eventuale accettazione, in subordine, della candidatura nel collegio di Porto Recanati (Recanati 3) nelle file della lista riformista, ambientalista e civica (La Nostra Provincia) più volte sollecitata (ringrazio per la stima e l’ affetto Massimiliano Bianchini e Piero Gismondi) avrebbe garantito una copertura a sinistra a quanti hanno ricercato la soluzione centrista, dimenticando, però, gli intensi rapporti unitari costruiti in maggioranza (con Silenzi presidente) e all’opposizione di Capponi (sempre con Silenzi, Morgoni, Pantanetti ed altri).

Il PdCI nato nel 1998 recuperando, a mio parere, parte della migliore tradizione del PCI di Togliatti e Berlinguer e nelle cui fila sono stato candidato ed eletto in 2 consecutive elezioni nel 2004 (come indipendente di sinistra) e nel 2009 (come militante), ha scelto di comporre per queste elezioni un’ unica lista con Rifondazione Comunista ed ha avviato con essa ed altri soggetti minori un processo costituente federato
. Si tratta di una prospettiva politica dettata da uno stato di necessità che, soprattutto per le modalità ed i contenuti elaborati, sarà poco utile al paese, all’ unità della sinistra e dei comunisti. Un’ operazione pesantemente condizionata dal voto utile e dalla politica di Vendola che con venti anni di ritardo resuscita la “Bolognina” di Occhetto, ultimo segretario del P.C.I..
Non sarà che per tanta gente di sinistra, già orfana del PDS e di Rifondazione o dello stesso PD, nonché, di alcuni leaders per qualche fase “carismatici” (Veltroni, Bertinotti), sia l’ ennesima effimera speranza?

Un passo indietro personale per fare, dal territorio, insieme a tanti altri, dei significativi passi in avanti.
Il rammarico per la mancata partecipazione a questa tornata di elezioni provinciali e la rinuncia ad una possibile elezione che avrebbe potuto permettere di rappresentare in primis Porto Recanati ed il territorio limitrofo, non significa disinteresse per la politica, per la mia città e per la Provincia a cui mi sento profondamente di appartenere. Esistono tanti modi per manifestare la propria passione ed il proprio impegno.
Non ritengo giusto ricoprire dei ruoli o dei posti, per quanto di rilievo, se non si condivide il percorso e il progetto. Almeno questo è l’ insegnamento che mi viene dalla educazione familiare, dalla migliore cultura della prima repubblica e da molteplici esperienze di vita.

La necessità del recupero dei valori fondanti contenuti nella Costituzione, l’Unità nazionale, il superamento dei campanilismi e dei regionalismi, il valore in politica delle idee e non dei personalismi, il contrasto al modello di sviluppo liberista che negli ultimi 20 anni ha favorito speculazioni finanziarie e migrazioni bibliche e con esse insicurezze, paure, sfruttamento, unitamente a nuovi fenomeni di povertà diffusa e precarietà ha bisogno di nuovi e unitari punti di riferimento se si vuole dare speranze alle future generazioni,

Un doveroso passo indietro personale, dunque, per fare due passi avanti insieme a tanti amici nuovi e di sempre, giovani o meno, che vogliono essere dentro un’altra idea della politica e dell’ impegno per le nostre città, il comprensorio, la Regione.

Con alcuni di questi compagni, che ritenevano importante il mio impegno diretto nella competizione elettorale, animati da una inguaribile tensione unitaria e da un comune sentire, condito di ideali del socialismo e del comunismo italiano e del pensiero cattolico-sociale, opereremo, da subito, affinché, nel panorama progressista, si possa affermare, partendo dal territorio, non un’ altra forza politica ma una nuova idea della politica, senza nomi e cognomi sui simboli e senza quelle soggettività desiderose solo di salire su carri elettorali “spaziosi”, provando a far ripartire la saggezza collettiva da queste nostre terre, ancora ricche di umanità e valori.


Antonio Monaldi | Edit: 10/05/2011 | Stampa