Goethe Camiciola.

| di Matteo Simonetti | Inserito il 01/08/2010 | Stampa
Da giornalista e scrittore portorecanatese, ma soprattutto da cittadino, sono sbalordito dall’articolo di Mercoledì del Corriere, nel quale si è dato ampio risalto al pensiero di quello che è stato incredibilmente definito “uno dei promotori del rilancio urbanistico e ambientale di Porto Recanati”, ossia il costruttore Camiciola.
Non si tratta di uno scherzo, purtroppo, e oggi i palazzinari che trasformano impunemente il paese in una cittadina commerciale, trafficata e caotica, sempre meno popolata di portorecanatesi e sempre più di oriundi, si travestono da intellettuali e pontificano sul bene e il bello, loro che sono i principali artefici del disastro estetico che ci colpisce.
Milioni di metri cubi di campagna sono stati trasformati in cemento e asfalto e Camiciola parla di “recupero ambientale”?
Si sarebbe recuperata ad esempio la zona dei Cinque Camini, che da belvedere più bello della zona, panorama strepitoso sul mare, il Conero e i laghetti di Porto Potenza, si è trasformata in splendido colpo d’occhio su nuove case, gru, tubi e strade. Un bel recupero, non c’è che dire.

Che di recupero si tratti, non c’è dubbio, ma è un recupero particolare, quello degli investimenti dei privati, cioè soldi che ritornano moltiplicati grazie alla compiacenza delle amministrazioni pubbliche e alle menzogne propinate ai cittadini.
Secondo l’articolo ci sarebbero altri recuperi eccellenti: la zona dell’ex Montecatini, ora graziosa distesa di palazzi a dieci metri dalla spiaggia, e quell’altra distesa di palazzi sul mare, a nord della foce del Potenza, battezzata zona delle “Torri di avvistamento”.
La pretesa di imbambolare la gente con delle bufale storico-culturali è talmente smaccata che ha dell’incredibile! Come si possono chiamare “Borgo Marinaro” dei palazzi di cinque piani? Ce li vedete i pescatori portare le nasse su in soffitta?
Gli unici avvistamenti possibili dalle nuove torri saranno quelli di eventuali barconi di immigrati che avranno smarrito la rotta, o quello di future mareggiate che forse si vendicheranno dei torti subiti dalla natura.

Ovunque nel mondo civile la zona della costa è una zona di rispetto e non spazio di colonizzazione speculativa.
L’articolo non manca però di sottolineare l’aspetto “positivo” delle nuove costruzioni di Camiciola: i colori sgargianti: “i colori per noi rappresentano la più appropriata rappresentazione della natura… esprimono allegria e vitalità e trasmettono il senso dello spirito positivo senza il quale non ci sarebbe nessun progresso umano”.
Mi sembra che dietro queste fandonie ci sia vuoto e mancanza di pudore. Il colore, rispetto alla forma e alla sostanza è pura superficie, è maschera, è menzogna. Come il belletto per le vecchie donne avvizzite.
Serve soltanto a far scomparire per pochi anni l’orrore del cemento e dell’asfalto, materiali aridi che, come nella favola del Re nudo appunto, mostrerebbero altrimenti una realtà di degrado morale, estetico e materiale.

Dubai non è Firenze, la si colori finché si vuole. L’ultima grande architettura della nostra nazione, dopo la quale c’è stato il nulla, non a caso era basata sul bianco e sulla purezza delle linee. Camiciola lega poi il bello e il bene, cioè l’estetica alla morale, dicendo che Porto Recanati deve fare un salto culturale.
Di quanti metri cubi deve farlo non ce lo dice, ma lo si intuisce. Siamo portati però a conoscenza del fatto che “mai come oggi si sono create le condizioni per la realizzazione del porto”.
Ci piacerebbe sapere, da cittadini con un cervello, quali sono queste condizioni, e magari avere voce in capitolo, ma forse è troppo.

Per concludere, quattro illetterati, che rifuggono ogni confronto dialettico con chi non condivide le loro pagliacciate mascherate da cultura, si propongono di “Rifare le Marche”, così si intitola un loro progetto.
Speriamo che i resti delle Marche non salvino questi tipi.

Matteo Simonetti | Edit: 01/08/2010 | Stampa