Istituzioni e costi della politica: tanta demagogia

| a cura del M.U.P.| Inserito il 28/07/2011 | Stampa
Confondere volutamente i costi e i privilegi della politica con le necessità degli assetti istituzionali, come si sta facendo da tempo, con particolare riguardo alle province, non ha senso. Occorre, piuttosto, promuovere una corretta informazione dei cittadini sulla loro eventuale soppressione per asseriti costi di funzionamento.
E' demagogico risolvere il problema del costo della politica con un tratto di penna sulle Province. Le esperienze fatte e l’ attenzione per le problematiche di area vasta, fanno pensare che, a certe forze politiche, non è bastato il ventennio di mistificazioni di chi manovra i media. Oppure si pensa che in fondo in fondo un pò di scena ci vuole per catturare facili consensi?
Da parte della politica, servono, invece, dei segnali precisi, altrimenti il sospetto che si stiano difendendo posizioni di rendita e non si cercano altre strade è legittimo. Il recentissimo disegno di legge del governo va in direzione opposta alle necessità e si continua a fare la stessa demagogia che ha permesso di “convertire” milioni di italiani sulla via elettorale al “sistema maggioritario”. Molti auspicano un ritorno al proporzionale mentre altri invocano la “terza Repubblica”.

Il costo delle province in rapporto alla spesa pubblica.
Dati di bilancio 2010 del settore pubblico: le Province gestiscono l’ 1,59% della spesa pubblica ed il costo complessivo del personale politico delle amministrazioni provinciali (circa 4000 amministratori), ammonta a circa €. 113 milioni su €. 6,5 miliardi (che comprendono il Presidente del Consiglio, il Parlamento, le Regioni, le Province, i Comuni). In pratica, il costo della politica nazionale copre per sessant’anni i costi politici delle Province.
Il funzionamento, inoltre, degli organi collegiali delle società a pubblica partecipazione, nel 2010, è costato 2,5 miliardi di Euro che, sommato ai circa 3 miliardi di Euro (costo dei 318 mila consulenti nella P.A.) è pari a circa sessanta volte il costo delle Province.
Il costo della politica nelle province rappresenta lo 0,7% del bilancio delle stesse. I 24 consiglieri della Provincia di Macerata costano complessivamente meno di un consigliere regionale per non parlare di un deputato o senatore. Chiunque può trarre delle conclusioni.

Il ruolo delle province .
Non si possono cancellare le province tout-court perché in molti settori esse hanno prerogative troppo impegnative che non possono essere lasciate ai singoli comuni e troppo di dettaglio per essere seguite dalla Regione.
E’ noto che le Province pianificano e realizzano gli istituti scolastici superiori, svolgono un ruolo fondamentale per garantire la formazione e favorire il reinserimento nel mondo produttivo, partecipano a forme di sostegno alle fasce più deboli, affrontano tutte le problematiche relative ai trasporti, all'assetto idrogeologico, agli aspetti ambientali e alle strade che costituiscono una dimensione, come detto, non gestibile dal singolo comune.
Qualora si ritenga opportuno sopprimerle, la riforma deve dire prima chi svolgerà le loro funzioni. Cancellare di colpo le province lascerebbe nella confusione totale: sarebbe esattamente l'opposto di quello che i cittadini chiedono, ossia responsabilità, correttezza e trasparenza nell'amministrazione dei propri interessi.
Si parla del costo delle province perché l’abolizione delle province fa clamore mentre la diversa e migliore gestione di un ente, che fa risparmiare davvero, non fa notizia. Il problema non è solo quanto si spende per l’amministratore del condominio, ma se questi rende un buon servizio.

I livelli di governo e gli enti intermedi.
Le funzioni fondamentali di ogni livello di governo, delle province, dei comuni e la individuazione dei compiti deve essere ridefinito all'interno della Costituzione. Come enti intermedi tra regioni e comuni si potrebbero istituire delle unità territoriali simili ai comprensori o alle unioni di comuni. Crediamo si debba guardare anche alle migliori esperienze europee e a nuove soluzioni capaci, comunque, di dare risultati concreti.
Vanno valorizzate l'autonomia e la pratica della sussidiarietà; e va stimolato il dinamismo degli amministratori che cercano, nel concreto, soluzioni innovative alle questioni spesso inedite che cambiano l'agenda del governare.

Contenere i costi della politica.
Viene da chiedersi perché non sono state soppresse le province che coincidono con le grandi città, le aree metropolitane? Perché ancora nel 2006 il governo Berlusconi ha voluto istituire, insieme alla provincia di Fermo anche altre province? Non sarà il caso di evitare in primo luogo il proliferare delle strutture che rappresentano duplicazioni e produrre in concreto una generale moralizzazione?
Quante proposte di legge avranno fatto, a tal proposito, certi nostri consiglieri in Regione, deputati o senatori “nominati” dai partiti che in passato parlavano dei costi della politica solo quando non riuscivano a farsi eleggere dal popolo?
Perché non si vogliono assegnare ai consigli provinciali e comunali le competenze delle società e degli enti di secondo grado (Ato, consorzi, ecc) per i quali si sono costituiti appositi consigli di amministrazione con nomine di partito e lauti compensi?

In primo luogo garantire la democrazia.
Quando si taglia sui consiglieri comunali (una città come Porto Recanati passerà da 16 a 11) o provinciali (Macerata già con 6 rappresentanti in meno da 30 a 24) che percepiscono complessivamente emolumenti che vanno da 100 a 2000 euro all’ anno, si fa solo demagogia e si riducono gli spazi di democrazia.
Perché così poco potere ai Consigli e tante competenze agli esecutivi (le Giunte), composti di assessori, spesso esterni, non certo ben ricompensati in rapporto ai dirigenti di settore dei vari Enti?
Come è possibile che in Italia un sindaco che lascia la carica trascini anche allo scioglimento del Consiglio comunale, con inevitabili costi per nuove elezioni quando, persino il Presidente degli Stati Uniti d’America viene surrogato dal suo vice fino alla naturale scadenza della legislatura?
Occorrono seri provvedimenti sui privilegi della politica (con particolare riguardo ai benefici ed ai vitalizi) che il Paese non può accettare, soprattutto nei momenti particolari di crisi.

A 30 anni dall’ intervista di Berlinguer sulla “Questione morale”.
Il risparmio della politica deve significare pagare meno i politici e non ridurre la partecipazione alle scelte, il controllo democratico e diminuire i servizi. Infatti, il problema non sono unicamente i costi della politica ma lo scarso ritorno in termini di progresso e sviluppo dovute, talvolta, alle cattive o alle mancate scelte delle istituzioni.
Di questo passo si potrebbe arrivare, come recentemente ha scritto Bersani, “a reintrodurre la figura dei podestà, tanto per risparmiare”. Che aspettano i sindaci e gli eletti nei Comuni, i presidenti e i consiglieri provinciali a sostenere con maggiore determinazione (mozioni, o.d.g.) l’ azione di chi, come loro, opera in concreto nel territorio e tra la gente?
Non si vuole far dispiacere al “capitano” a cui è riservata la prerogativa di consentire la scalata alla vera casta?

Proprio come in questi giorni di fine luglio, 30 anni fa, Enrico Berlinguer rilasciava a “Repubblica” una famosa intervista, che invitiamo a rileggere, in cui descriveva i partiti, le cause politiche della “questione morale”e i pericoli per la democrazia che “in Italia rischia di restringersi e di soffocare in una palude”.
Parole profetiche del massimo dirigente politico del P.C.I. che con il “compromesso storico” simboleggia, insieme ad Aldo Moro, una grande stagione di speranza per l’Italia.

Da Enti locali e scuola un grande contributo per il futuro del Paese.
Il Paese ed i giovani in particolare hanno bisogno oggi di lungimiranza, coraggio e vicinanza delle Istituzioni che devono essere sostenute nelle loro politiche.
Agli Enti Locali e alle Istituzioni più rappresentative del territorio (es. la scuola) deve essere affidata la straordinaria occasione per dare un grande contributo per il futuro di questo Paese.



Ettore PERNA, Daniele SENIGAGLIESI, Antonio MONALDI - Coordinamento   M.U.P. | Edit: 28/07/2011 | Stampa