Costa adriatica a rischio geologico

| Redazione | Inserito il 4/02/2014 | Stampa intervento
LA COSTA ADRIATICA (che rappresenta il 6% della costa mediterranea, il 17% di quella italiana) è praticamente una città lunga 1470 chilometri. La massiccia urbanizzazione avvenuta negli ultimi cinquanta anni la rende ora gravemente vulnerabile, sempre più spesso le piogge e le mareggiate si traducono in un disastro.
Un recente studio mostra una fotografia allarmante della costa adriatica: una denuncia di uno stato che, in realtà, preoccupa quasi l'intero perimetro costiero del Paese

La recente mareggiata della candelora solleva l'annoso problema dell'erosione della costa che, più in generale, si ricollega al dissesto idrogeologico del territorio italiano. Un recente studio dei Professori Bernardino Romano e Francesco Zullo, dell'Università degli Studi dell'Aquila, ricostruisce con dovizia di particolari, la velocità di trasformazione urbana della fascia costiera adriatica così come si è verificata negli ultimi 50 anni.
Lo studio pone risalto sul fatto che il litorale adriatico è stato invaso da edifici, strade, capannoni, alla velocità di 8000 metri quadrati al giorno.
Questo aspetto ha finito per limitare, fino a chiuderlo, il sottile spazio che separa il mare dalla terraferma (10 km l'anno). I risultati di questo studio sono stati di recente presentati sulla rivista Land Use Policy corredato da documentazione fotografica satellitare che mette a confronto la linea costiera Adriatica nel periodo 2001 - 2013.
L'urbanizzazione nella fascia costiera a ridosso del mare ha subito un incremento del 300% in 50 anni, raggiungendo in alcuni comuni il 400%. Lo studio prende in considerazione anche il nostro litorale portando una documentazione fotografica che mette a confronto le modificazioni della linea costiera nel periodo 2001 - 2013 (Vedi foto qui sotto)

La costa nei pressi di Porto Recanati dal 2001
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La stessa costa nei pressi di Porto Recanati nel 2013:
esempio di insistenza a costruire sulla fascia dunale.
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Secondo il Professor Bernardino Romano, Docente di Pianificazione Territoriale e di Valutazione Ambientale, il risultato di una urbanizzazione così frenetica è "la distruzione pressoché totale di preziosi e vulnerabili ecosistemi dunali".
Ciò sta a significare che la costa ha raggiunto il suo punto di saturazione che si manifesta con l'erosione costiera riducendo le spiaggie ad una sottilissima striscia con il rischio di incidere nei flussi turistici.
La documentazione fotografica e satellitare portata a corredo dello studio, dimostra che, nonostante i segnali naturali, nessuna sensibilità si sia effettivamente attivata in merito e che il fenomeno di urbanizzazione della fascia costiera, "prosegue senza particolari sensibilità" aumentando ulteriormente il rischio di dissesto idrogeologico.
Lo studio, al quale è stato dato recentemente risalto sulla sezione Ambiente di Repubblica consultabile al seguente indirizzo web:
http://www.repubblica.it/ambiente/2014/02/03/news/studio_coste_italiane-77580886/?ref=HREC1-21#gallery-slider=77583083
arriva alle seguenti conclusioni:
"L'insediamento litoraneo, deve essere bloccato in tutta Italia. Una proposta radicale, ma per le coste non c'è alternativa. Bisogna recuperare le parti ancora libere e pianificare l'allontanamento delle costruzioni dagli estuari e dalla linea di costa. L'invasione degli spazi naturali costieri va quindi bloccata. Anzi, invertita. Dobbiamo quindi retrocedere e restituire spazi alla natura, prima che questa se li riprenda con la forza".


Redazionale | Edit: 4/02/2014 | Stampa