Dalla parte del topo.

di Aurelio BUFALARI | inserito il 06 luglio 2012 |

Durante tutta la mia vita ho avuto a che fare – a casa mia, naturalmente – con molte specie di animali: dal cane al gatto, dalla tartaruga al coniglio, dal porcellino d’india al criceto alla lumaca al merlo all’usignolo al canarino ai pesci rossi e via dicendo. So dunque come ragionano.
Siccome in altra occasione ho opinato che gli animali non possono essere stupidi perché non hanno il dono dell’intelletto, va da sé che ogni loro ragionamento non propriamente in linea con la logica dell’uomo sia totalmente dettato da ingenuità e per niente da stupidità.
Vedi ad esempio il topo cavia quando dice “ho addestrato il mio padrone, e ogni volta che aziono la leva lui mi dà un pezzetto di formaggio”. Tutti sappiamo che è vero il contrario, e cioè che è il padrone ad aver addestrato il topo ad azionare la leva, ogni volta gratificandolo con una porzione di formaggio.

In questo errore di valutazione cadono anche le persone. Ma non per ingenuità, bensì per presunzione o, peggio, stupidità.
Quanti ne conosciamo che pensano di esser loro a tirare i fili non accorgendosi di essere semplici comparse del teatrino dei pupi? E quanti sono quelli che si offrono alle lusinghe di abili piaggiatori pensando di avere invece a che fare con sinceri ammiratori?
Io tutta questa gente non la capisco, perché avendo avuto a che fare soprattutto con degli animali non riesco ad addentrarmi più di tanto nella loro sofisticata mente. E quel tanto è troppo poco anche se si tratta di capire la banale logica di uno stupido.
Datemi dunque oggi e sempre i miei animali, che con la loro semplicità mi mettono al riparo dalla pestifera presunzione degli stupidi.


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