Mal comune mezzo gaudio.

di Emilio Pierini - Inserito il 05 giugno 2008

Ho trovato veramente interessanti le parole che ci giungono per interposta persona dall’amico senegalese da 13 anni regolarmente inserito nella nostra comunità. Come capisco altresì che il mio precedente scritto poteva dar adito ad uno sfogo del genere.
Non ci crederete ma io una risposta come quella che ci è giunta sulle pagine di questo sito internet non solo me la aspettavo, ma addirittura la auspicavo.
Chi non mi conosce infatti potrebbe pensare che io abbia cavalcato una problematica calda a livello nazionale applicandola alla realtà della nostra cittadina.
Uno scritto in salsa leghista insomma, dai contorni populistici e demagogici. Non è così.

Diciamo che è nella mia indole denunciare e portare all’attenzione della comunità tutte le problematiche sociali che turbano il regolare funzionamento di una democrazia organizzata.
Tutto questo non per mero spirito polemico, ma per sollecitare dibattiti, aprire spiragli, svegliare dal torpore chi ha poco senso critico e si aspetta che ci sia sempre qualcun altro a denunciare le problematiche.
Proprio in questi giorni infatti stavo concludendo uno studio che avrei avuto piacere rendere pubblico, senza ledere il diritto alla privacy di nessuno. Di cosa parlo ? Diciamo che chi scrive è uno dei pochissimi cittadini che allorché il Direttore dell’Agenzia delle Entrate su input dell’ex Vice Ministro Visco ha dato la possibilità di scaricare dalla rete (assolutamente in maniera legale) i redditi dichiarati dai cittadini italiani e Portorecanatesi del 2005, è riuscito in tale difficile impresa ed ha dunque avuto la possibilità di esaminare approfonditamente il relativo file.
Io capisco che poi le autorità preposte abbiano dichiarato il comportamento di Visco e del Direttore dell’Agenzia delle Entrate illecito, ma io mi sono ritrovato nelle mani questa cosa che ho usato per fini assolutamente personali senza divulgare per non venir meno alle disposizioni di legge successivamente emanate.
Per cui non farò riferimento a nessuna categoria di lavoratori/prestatori d’opera come l’amico senegalese ha fatto.
Mi limito solo a fornire quattro dati che io ho trovato particolarmente interessanti:
a) il 21,8% dei nostri concittadini dichiara redditi zero
b) il 61,4% dei nostri concittadini dichiara un reddito inferiore ai 10 mila euro
c) “solo” 33 nostri concittadini dichiarano redditi superiori a 100 mila euro
d) i due cognomi di soggetti fiscali dichiaranti a Porto Recanati più diffusi sono Giri con 82 soggetti con questo cognome e Diop
(presumo sia un cognome Senegalese) con 60 soggetti fiscali.

I primi tre dati li giudico disarmanti ed allarmanti.
Lascio ai lettori ogni commento. Non so come sette istituti bancari operanti nella nostra cittadina possano sopravvivere con un tale livello di indigenza.
Mi chiedo come mai la Caritas non abbia ancora provveduto ad aprire una sua sede per distribuire pasti caldi a Porto Recanati.
Più di sei cittadini su dieci dichiarano redditi sotto ai 10mila euro.
Siamo sotto le soglie di povertà statistiche.

Verrebbe da presumere che Porto Recanati vive prettamente di economia sommersa in considerazione del fatto che la città non ha ancora dato segnali micro e macroeconomici di povertà diffusa.
Ma il dato è quello ed è incontestabile.
Qualcuno ci dovrebbe riflettere su ed agire di conseguenza. Eludere ed evadere il fisco significa venir meno ad un dovere morale, al giusto (e si spera equo) contributo alla società ed ai servizi che lo Stato deve garantire. Fuggire furbescamente da questo obbligo è deleterio per la comunità e, sia chiaro, lo considero un fatto gravissimo che denuncio con questo scritto.

Il quarto dato testimonia come di fatto Porto Recanati sia ormai una cittadina multietnica con un alto tasso di immigrazione, a conferma di un tessuto sociale che và lentamente modificandosi verso una obbligata internazionalizzazione. Ma torniamo all’amico Senegalese.

Il concetto che egli esprime è quanto meno singolare e parte dal presupposto che se il mio vicino di casa non rispetta la legge non vedo perché io debba farlo.
L’amico non spezza la catena bensì aggiunge un altro anello. Deve pur mangiare ci riferisce ed il suo stipendio non copre tutte le spese familiari. Ed allora alimenta un racket organizzato magari nei suoi vertici da nostri connazionali senza scrupoli. Insomma ha individuato la soluzione a tutti i mali: questa è una società allo sfascio? Ed allora contribuiamo a dargli il colpo di grazia!!
Diamo il contributo alla rottamazione delle norme e della legge di uno stato di diritto. Educhiamo i nostri figli all’emulazione del furbo che si disimpegna tra mille illegalità; insegniamo loro quali sono le scorciatoie per produrre illecito tra l’indifferenza generale.

Il “mal comune” provoca quel “mezzo gaudio” che di fatto costituisce l’alibi alla nostra mancanza di rispetto altrui.
La dignità che il nostro amico sta perdendo e le difficoltà da egli stesso palesate sono anche le difficoltà di milioni di italiani che fanno salti mortali per arrivare alla quarta settimana del mese.
Eppure non stendono tappetini.
E’ la politica e lo stato che debbono farsi carico di queste difficoltà.

Una poesia tratta dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master recita:
“recita bene la tua parte, in questo consiste l’onore”
Penso sia abbastanza esaustiva.
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