da: «C'era 'na 'ô»

Il perchè di questa raccolta.

Il dialetto è nato dall’esigenza naturale di comunicare nel modo più comprensibile e più rapido possibile tra persone di uno stesso ambiente. Le condizioni storico-geografiche poi ne hanno accentuato le caratteristiche aumentando notevolmente le diversificazioni; infatti le invasioni barbariche prima e la creazione poi dei feudi, delle signorie, dei vari stati hanno accentuato il senso di isolamento delle nostre popolazioni.

I monti, in particolare la dorsale appenninica, ed i fiumi, con la loro caratteristica forma a pettine, hanno da sempre costituito delle barriere naturali tra zona e zona favorendo una radicalizzazione del linguaggio.
Solo dopo l’unità d’Italia si è avvertita la necessità di superare questi ostacoli attraverso l’insegnamento di una lingua comune nella scuola ed un interscambio tra persone con la leva obbligatoria e l’emigrazione che portavano persone da nord a sud e viceversa.

Oggi invece, dopo più d’un secolo, stiamo assistendo ad un fenomeno inverso grazie al progressivo diffondersi dei mezzi di comunicazione di massa che hanno operato un rapido livellamento del linguaggio con la conseguente eliminazione di ogni forma dialettale. Contemporaneamente gli stessi dialetti hanno subito una evoluzione abbandonando forme arcaiche e rendendosi più duttili e comprensibili.

Nelle mie ricerche ho trovato una frase, in vernacolo portorecanatese, che si può comprendere solo con la traduzione accanto: «Mostra che mòr de la garaffa s’è rottu el bicchierillu» e cioè: «Può essere che il beccuccio (della brocca) si sia rotto a causa della bottiglia».

Questo frammento può essere la testimonianza viva di un modo di esprimersi primordiale nettamente superato oggi, da forme più vive. Quindi non più vernacolo statico ma dialetto vivo.


Questa conclusione mi ha spinto perciò a fermare sulla carta in modo organico, anche se approssimativo, tutte quelle espressioni, i modi di dire, le filastrocche, le serenate, i dispetti, cioè gran parte del linguaggio dei nostri padri, perché non andasse per sempre perduto ma restasse come valore culturale per le generazioni future.

Tuttavia questo lavoro deve costituire lo stimolo per una ricerca più approfondita da parte di altre persone, perciò lo considero un punto di partenza per la nostra storia e per il nostro folklore.

L'Autore


DEDICATO A EMILIO GARDINI - «C'ERA 'NA 'ô»
a cura di: www.portorecanatesi.it