67- A proposito di populismo.
di Alessandro PALESTRINI
Nel cercare di salvare il salvabile, il Sindaco Fabbracci, invece di ascoltare ciò che alcuni cittadini tentano di fargli capire da un po’ di giorni, si rifugia dietro ad una parola “populismo” che di solito si usa in politica per non dire niente.
Tale termine viene usato spesso dalla stampa e dai politici anche se in realtà non si è avuto mai ben chiaro il vero significato, né i suoi ambiti di applicazione dato che non è legato ad una definizione precisa del termine “popolo”.
Ma se il termine “populismo” rischia di non chiarire precisamente un fenomeno, allo stesso modo, Fabbracci, utilizzandolo per demonizzare i cittadini che legittimamente protestano, rischia di rimanere vittima delle sue stesse critiche, dal momento che non perde tempo (addirittura riesce a rispondere in tempo reale all’accusa popolare, quasi come se il corrispondente fosse a sua disposizione in ogni istante) e nel contrattaccare parla di qualsiasi altra cosa tranne che del problema sollevato dai cittadini, cosicché rimane difficile capire la sua visione dei fatti.

Parla di un popolo che prima critica i troppi ristoranti e poi ne lamenta la scarsità, insomma di un popolo pazzo. Faccio appello al Sindaco affinché si sforzi di contestualizzare gli avvenimenti che lo circondano e soprattutto di capirne la portata: qui non si tratta di capire se ci sono troppi ristoranti oppure no, qui si tratta di reagire all’immobilismo che l’amministrazione ha nei confronti di chi può fare il proprio comodo ormai da parecchi anni.
Parla di occasioni nelle quali l’amministrazione sarebbe intervenuta secondo buon senso e legalità: mi chiedo se ci si sia già dimenticati della lunga trafila giudiziaria nel caso della nuova scuola elementare che ha sancito l’illegalità di alcuni comportamenti messi in atto dall’amministrazione.

Parla di interesse collettivo e anche in questo caso penso che usi il termine in modo propagandistico, perché vorrei sapere dove sta l’interesse collettivo quando una città aspetta di avere le scogliere e nessuno muove un dito, dove sta l’interesse collettivo quando si ha il coraggio di decidere di spostare due sezioni della scuola materna nel mal messo edificio della scuola Gramsci, dove sta l’interesse collettivo quando cittadini, ormai esasperati, chiedono una soluzione per una viabilità ormai allo sbando all’interno del centro abitato e non, dove sta l’interesse pubblico quando si decide di stravolgere la configurazione di un intero marciapiede pubblico per far aprire l’ennesima banca privata.

Dove sta l’interesse collettivo quando si decide di cancellare da una convenzione urbanistica la costruzione di abitazioni in regime di edilizia convenzionata, dove sta l’interesse collettivo quando l’assessore all’urbanistica in consiglio comunale ha il coraggio di affermare, senza per altro fare una piega o avere la cortezza di tenersi per se certi pensieri, che quando l’opposizione fa certe critiche, l’Amministrazione non ritiene di dare molta importanza alle stesse in quanto espresse da soggetti portatori di una cultura politica diversa che si contrappone alla visione politica della maggioranza che invece opera per gli interessi di industriali, imprenditori e altri soggetti economici.
E infine dove sta l’interesse collettivo quando nonostante siano scaduti i termini della convenzione che avrebbe dovuto fornire la città di una nuova sede sanitaria, l’amministrazione non ritiene importante e doveroso agire per tutelare i propri interessi.

Caro Sindaco, cerchi di chiarire la sua concezione di interesse collettivo!!
Concludo, ragionando sul fatto che di solito un movimento populista si aggrega intorno ad un leader (come lo è stato Berlusconi per Forza Italia), mentre in queste occasioni di proteste, non si registra la presenza di nessun leader, ma anzi nascono spontaneamente tra i cittadini testimoniando e rafforzando l’idea di un malcontento reale e concreto che né il Sindaco, né l’Amministrazione possono permettersi di snobbare e sottovalutare.


Alessandro Palestrini - Consigliere Comunale