52 - Scuola e riforma: riflessioni.
di Antonio MONALDI
Quanti sono attenti ai problemi delle nuove generazioni, alle forze politiche e a quei cittadini che si pongono interrogativi sul futuro della scuola ritengo utile proporre e suggerire alcune personali valutazioni per la comprensione della problematica. Esprimo le mie considerazioni come portorecanatese impegnato nelle istituzioni, che, in virtù della propria esperienza professionale,  può contribuire a dare un utile e costruttivo apporto .
La Legge 53/2003 (riforma Moratti) prevede una diminuzione del monte ore annuo alle elementari.
Gli effetti concreti in virtù del D.L.vo 59/2004 si vedranno su tutto il territorio nazionale dal prossimo anno scolastico perché al calo delle ore di insegnamento si accompagnerà, in concreto, anche la diminuzione del personale.
Per questo anno, i tagli hanno riguardato il sostegno all’ handicap: una decisione grave che mortifica le speranze dei deboli e delle famiglie già duramente provate.
A Porto Recanati il Collegio dei docenti della scuola elementare ha elaborato un progettodidattico che di fatto anticipa alcuni effetti della riforma.
Si potrà obiettare sui modi e sui tempi delle decisioni ma non è consentito gettare discredito sulla classe insegnante  con espressioni qualunquiste e qualche volta inopportune, in particolare, in presenza di minori.
Perché dunque il collegio ha proposto un percorso didattico apparentemente contrario agli interessi delle famiglie? E perché non a Recanati, Potenza Picena o altrove nella provincia di Macerata?
Proviamo a comprenderne le ragioni di fondo.

A Porto Recanati, ormai da molti anni funziona il tempo pieno alla “Gramsci” ed il tempo prolungato alla “Medi”.
Una presenza di tempo scuola aggiunto che non ha pari nella provincia e che  ha, evidentemente, una motivazione sociale. Le direzioni scolastiche hanno  positivamente soddisfatto i bisogni delle famiglie che le normativa scolastica ed uno stato “più sociale” garantiva.

Tra le motivazioni alla base della proposta attuale del collegio dei docenti (chiusura venerdi pomeriggio, riduzione orario giornaliero,chiusura pomeriggio da metà maggio, etc.) che ha suscitato un acceso confronto di posizioni vi è, in primo luogo, la necessità di garantire il numero maggiore di compresenze.
La compresenza che il tempo pieno consente non è un modo per stare meno a scuola da parte degli insegnanti ma un modo diverso di fare scuola.
Purtroppo, però, vengono a mancare delle ore agli alunni con conseguente tempo scuola più corto. Di qui il disagio e le difficoltà per diverse famiglie.

Perché la scelta delle compresenze? Quale motivazione alla base della proposta educativa del collegio docenti?
Porto Recanati presenta una peculiarità rispetto a tante altre realtà non solo della provincia ma anche della regione.
Le scuole di Porto Recanati figurano al primo posto nella classifica regionale delle scuole a forte processo immigratorio per il particolare ed accentuato sviluppo edilizio e non certo per la presenza di un forte polo industriale o occupazionale.

La presenza di alunni stranieri rispetto al totale dei frequentanti le scuole dell’ obbligo (18,60%) è percentualmente quattro volte superiore rispetto agli standard nazionali. Confrontando i dati di Porto Recanati con quelli dei comuni della provincia di Macerata più interessati al problema (Monte San Giusto 15,1%, Morrovalle 13,8%, Matelica 12,7%, Cingoli 10,9%, Treia 10,7%, Recanati 10,7%,Tolentino 10,1%, Potenza Picena 10%, San Severino 8,4%, Macerata e Civitanova Marche presentano dati percentualmente inferiori) si può comprendere come il fenomeno investa la nostra città.
Occorre tenere presente che l’inserimento degli alunni extracomunitari nelle classi non è un optional ma un obbligo di legge e deve essere garantito, persino, in assenza e in attesa del permesso di soggiorno La scuola “Gramsci”, inoltre, presenta dei dati molto superiori rispetto alla percentuale comunale per effetto della presenza del tempo pieno. Quale risposta dare a questa particolare situazione che ci rende unici nel panorama provinciale?
La compresenza in classe di più insegnanti consente ai bambini che non conoscono la lingua italiana e agli alunni in difficoltà di svolgere attività di sostegno linguistico e di recupero permettendo agli insegnanti di svolgere i programmi ministeriali e agli alunni più scolarizzati la possibilità di approfondire particolari tematiche.

Il Dirigente scolastico, i docenti delle elementari, con la preziosa collaborazione dei rappresentanti dei genitori eletti nel consiglio di Istituto, riusciranno a trovare la soluzione migliore per tutti.
La scuola, però, se lasciata sola e in presenza di minori risorse umane e finanziarie non potrà rispondere alle attese.
Il Comune deve fornire risposte concrete destinando fondi per l’ integrazione alla pari di quelle amministrazioni comunali (variamente colorate) dei paesi limitrofi, che assegnano per il sostegno linguistico anche il doppio delle risorse in presenza di un numero notevolmente inferiore di frequentanti.

L’Amministrazione comunale deve farsi carico del problema e oltre a soddisfare gli obblighi istituzionali (mensa, trasporti etc) deve avviare il coinvolgimento delle associazioni sportive, culturali, delle parrocchie e di quanti nellacittà operano nell’ interesse delle nuove generazioni.
Per il prossimo anno d’ intesa con la scuola e con il contributo delle associazioni si puòorganizzare proficuamente, per esempio, il pomeriggio del venerdi (attività di catechismo, attività sportiva, sostegno linguistico, corsi di musica etc.).
Occorre, infine, che il Sindaco in virtù della; propria esperienza professionale si impegni in prima persona e da subito per la soluzione dei problemi della scuola non delegando ad altri amministratori la materia.
Tra i consiglieri comunali ed in particolare nei banchi della minoranza può ricercare costruttive collaborazioni.
Quando si parla di scuola e di giovani è assolutamente doveroso, per tutti, collaborare.

Antonio Monaldi - Consigliere Provinciale